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    Autonomia finanziaria, i Musei Civici di Venezia al primo posto nella classifica dei musei italiani più virtuosi

    Di Redazione TPI
    Pubblicato il 7 Giu. 2022 alle 14:31 Aggiornato il 7 Giu. 2022 alle 14:32

    Quali sono gli esempi virtuosi di gestione museale in Italia? Come si migliora l’economia dei costi dello spettacolo dal vivo? In che modo la pandemia ha colpito il settore della cultura? E quante sono le risorse previste dal Piano nazionale di ripresa e resilienza? A queste e altre domande risponde Marco Causi, professore di Economia Politica all’Università di Roma Tre, nel volume ‘Economia della cultura’, edito da Edizioni Pigreco.

    Tra il 2006 e il 2019 l’Italia, insieme alla Francia, ha conquistato la leadership europea nell’affluenza ai musei con un incremento del 2,2, 2,3 per cento in media ogni anno. Un successo evidente in alcuni musei statali con ‘autonomia speciale’ che raggiungono livelli di eccellenza anche sul versante dell’autonomia finanziaria. Al primo posto per grado di autonomia finanziaria, secondo dati dei bilanci 2019, non è però un museo statale, sono i Musei Civici di Venezia, finanziati al 99 per cento da entrate proprie. Raggiungono alte percentuali anche il Museo Egizio di Torino e il Colosseo (88%), la Galleria dell’Accademia di Firenze (81%) e gli Uffizi (67%), le Residenze sabaude di Torino (66%), Pompei (65%) e la Galleria Borghese (59%). Tuttavia, non tutti i musei statali presentano alti livelli di autonomia finanziaria. Nella maggior parte degli istituti analizzati il livello di gestione autonoma è inferiore al 35 per cento. Le percentuali più basse sono in Campania nel Parco archeologico dei Campi Flegrei (6%) e nel Museo di Capodimonte (3%).

    “Il settore della cultura, insieme a turismo, pubblici esercizi e trasporti, è stato uno dei più colpiti dalla pandemia”, dichiara Marco Causi. “A soffrire sono state soprattutto le attività culturali dal vivo, dove le nuove prescrizioni di sicurezza sanitaria eserciteranno una spinta sui costi di produzione – spiega Causi – bisogna ora capire se e quando la domanda di consumo tornerà ai livelli precedenti la pandemia e con quali modifiche”.

    La ‘malattia dei costi’ degli spettacoli dal vivo può essere curata attraverso l’uso di nuove tecnologie, l’innovazione dei formati e degli eventi. Un esempio sono i festival che incontrano sempre un alto gradimento da parte del pubblico con ricadute economiche positive sulle città e sui territori. Altre risorse, che riguarderanno però tutto il settore della cultura e del turismo, arriveranno dal PNRR, il Piano nazionale di ripresa e resilienza: 6,7 miliardi di euro, da spendere entro il 2024, finalizzati all’accessibilità, fisica e digitale, dei siti culturali, al recupero dei borghi storici, alla tutela e alla valorizzazione dell’architettura e dei paesaggi rurali.

    Un altro piano di azione riguarda le famiglie. In Italia i tassi di partecipazione culturale sono diversificati sul territorio: la spesa media per consumi culturali di una famiglia del Nord è pari a quasi il doppio di quella nelle regioni nel Sud e supera del 30 per cento quella delle regioni centrali. Percentuali, comunque, basse rispetto alle medie europee: questo significa che c’è un pubblico potenziale aggiuntivo per musei e spettacoli dal vivo.

    Il testo, pensato per gli studenti delle Università e dei corsi di master e specializzazione in economia e gestione dei beni e delle attività culturali, è accessibile anche ai lettori che non possiedono conoscenze economiche. È corredato, inoltre, da un ampio apparato informativo, statistico e da casi di studi italiani, europei e internazionali. Un caso eclatante è quello della Cina dove, negli anni precedenti la pandemia, gli ingressi museali erano circa 1,2 miliardi l’anno, 14 volte in più rispetto al 2000 e più che raddoppiati rispetto al 2010.

    Il libro ‘Economia della cultura’ sarà presentato a Roma il 15 giugno prossimo al MAXXI. Intervengono, insieme all’autore, la presidente del MAXXI Giovanna Melandri, il presidente e sovrintendente dell’Accademia nazionale di Santa Cecilia Michele dall’Ongaro, la direttrice del Master in Economia e gestione dei beni culturali dell’Università di Roma Tre Michela Marchiori, la deputata e membro della commissione Cultura, Scienza e Istruzione Flavia Piccoli Nardelli, il direttore della rivista Economia della Cultura Pietro Antonio Valentino e la direttrice della Fondazione Scuola dei beni e delle attività culturali al ministero della Cultura Alessandra Vittorini.

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