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    Maxi operazione contro la ‘ndrangheta in Emilia Romagna, arrestato presidente del Consiglio comunale di Piacenza

    Di Laura Melissari
    Pubblicato il 25 Giu. 2019 alle 08:29 Aggiornato il 25 Giu. 2019 alle 08:33

    Arresti ndrangheta Emilia Romagna | Grande Aracri | Giuseppe Caruso | Piacenza

    Arresti ndrangheta Emilia Romagna | Una maxioperazione contro la ‘ndrangheta in Emilia Romagna ha condotto a 16 arresti. Tra loro anche il presidente del Consiglio comunale di Piacenza, Giuseppe Caruso, di Fratelli d’Italia. Le misure cautelari sono state emesse nei confronti di presunti affiliati alla famiglia Grande Aracri di Cutro.

    Gli arresti sono stati condotti nella notte tra il 24 e il 25 giugno su ordine della Dda di Bologna, all’interno della vasta operazione Grimilde, che ha portato anche a cento perquisizioni e al sequestro di beni per milioni di euro. L’inchiesta riguarda in tutto 72 indagati, e sono stati coinvolti oltre 300 agenti.

    Tra gli arrestati il boss Francesco Grande Aracri, i figli Salvatore e Paolo. Gli arrestati sono accusati a vario titolo di associazione di stampo mafioso, estorsione, tentata estorsione, trasferimento fraudolento di valori, intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro, danneggiamento e truffa aggravata.

    Il presidente del Consiglio comunale di Piacenza, Giuseppe Caruso, funzionario dell’Agenzia delle Dogane, avrebbe favorito il clan calabrese.

    Il clan Grande Aracri di Cutro era attivo in Emilia Romagna nel campo di estorsioni, usura e riciclaggio. Il clan della ‘ndrangheta si avvaleva di una rete di prestanome. Il clan era attivo in particolare nelle province di Reggio Emilia, Parma e Piacenza.

    Francesco Grande Aracri, già condannato per associazione mafiosa, viveva a Brescello, in provincia di Reggio Emilia. Brescelli, dove sono ambientati i film su Don Camillo e Peppone, è stato il primo in Emilia-Romagna ad essere sciolto per infiltrazioni mafiose, alla fine del 2107.

    Oltre agli arresti e alle perquisizioni, i poliziotti stanno eseguendo un decreto di sequestro preventivo di beni emesso dalla Dda di Bologna nei confronti dei principali appartenenti al gruppo criminale riguardante società, beni mobili ed immobili e conti correnti.

    “Nessuna tregua e nessuna tolleranza per i boss, avanti tutta contro i clan”, è il commento di Matteo Salvini sull’operazione.

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