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    L’amante di Matteo Messina Denaro: “Non sapevo fosse lui, si è presentato con un nome diverso”

    Di Giovanni Macchi
    Pubblicato il 30 Gen. 2023 alle 15:48 Aggiornato il 30 Gen. 2023 alle 15:50

    “Non avevo idea della sua vera identità, a me si è presentato con un nome diverso. Non potevo sapere che fosse Matteo Messina Denaro”: si è presentata di sua spontaneità agli investigatori l’amante del capomafia arrestato due settimane fa a Palermo dopo 30 anni di latitanza.

    Si era resa conto di aver frequentato l’ultimo boss dell’era stragista guardando le immagini in televisione. I due si erano visti pochi giorni prima del blitz in uno dei covi identificati successivamente dagli inquirenti, quello di vicolo San Vito, a Campobello di Mazara.

    Lì gli agenti hanno trovato documenti, telefoni e pizzini. Ma la donna non ha avuto alcun sospetto su quell’uomo che descrive come “gentile e attento”.

    La sua posizione è al vaglio degli inquirenti, al momento non risulta indagata. Non è l’unica ad essersi rivolta agli investigatori dal momento dell’arresto: tantissimi hanno offerto la propria testimonianza dopo che il boss è stato assicurato alla giustizia.

    Nei suoi telefoni cellulari una lunga lista di contatti in rubrica, con i quali aveva diverse interazioni fingendosi Andrea Bonafede.

    Per questo motivo molti cercano di anticipare le mosse dei magistrati e si presentano spontaneamente per chiarire la natura di quegli incontri o di quelle conversazioni avute con il padrino.

    Ad esempio lo ha fatto il traslocatore che ha portato i mobili dal covo di via San Giovanni al suo ultimo nascondiglio prima della cattura. Per ingannare tutti, Matteo Messina Denaro si è servito di almeno cinque diverse identità: tanti i documenti riferiti a persone che avevano età e corporatura compatibile con la sua trovati nei suoi covi.

    Gli avrebbero consentito perfino di viaggiare anche all’estero e occuparsi dei suoi affari milionari. Resta da chiarire se il capomafia abbia avuto dei complici che hanno rilasciato i documenti falsi o se i suoi “alias” fossero conniventi con l’utilizzo che ne veniva fatto.

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