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    Alberto Genovese, la vittima è invalida permanente al 40%. “Non può più fare la modella”

    Di Marco Nepi
    Pubblicato il 1 Giu. 2022 alle 14:18 Aggiornato il 3 Giu. 2022 alle 16:34

    Alberto Genovese, la vittima è invalida permanente al 40%. “Non può più fare la modella”

    “Non può più fare la modella, il lavoro che faceva”. La prima a denunciare l’imprenditore Alberto Genovese per averla violentata nell’ottobre 2020, è “invalida permanente al 40 percento”. Lo afferma l’avvocato difensore, Luigi Liguori, che al processo in cui Genovese è imputato per violenze sessuali ha stimato i danni subiti dalla ragazza in una somma di circa un milione e mezzo di euro.

    La vittima, all’epoca dei fatti 18enne, aveva subito sevizie per ore, stordita dall’assunzione di diverse sostanze stupefacenti, prima di riuscire a fuggire, seminuda, dalla “Terrazza sentimento”, l’attico di Genovese nel centro di Milano. L’imprenditore ha già offerto una somma di 130mila euro a titolo di risarcimento durante la precedente udienza del processo, che si sta svolgendo con rito abbreviato (con lo sconto perciò di un terzo della pena). La proposta è stata rifiutata dalla ragazza e anche dalla 23enne che ha denunciato altre violenze, avvenute nel luglio 2020 a Ibiza, a cui erano stati offerti 25mila euro.

    Secondo l’avvocato Liguori, riporta Il Corriere della Sera, la sua assistita ha dovuto rinunciare “ai lavori, ai contratti che non poteva più svolgere date le sue condizioni”.

    La difesa sostiene che la capacità di intendere e di volere dell’imprenditore fosse “quantomeno grandemente scemata” al momento dei fatti, a causa di un’intossicazione cronica da stupefacenti e uno stato mentale definito patologico da una relazione tecnica realizzata da due esperti. In questa si afferma che all’epoca dei fatti Genovese era affetto da un “disturbo cronico” per l’abuso di droghe e un “disturbo psicotico secondario all’uso di sostanze” oltre a a un disturbo di personalità con tratti “istrionici, narcisistici e ossessivo compulsivi”, che lo avrebbero costretto a interrompere la sua attività lavorativa, che ”di fatto, dopo il 2016, si è ridotta fino a sostanzialmente azzerarsi”.

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