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    L’artista Ai Weiwei ha vinto la causa contro la multinazionale che si era appropriata delle sue opere: il racconto del processo nelle vignette di TPI

    Credit: Gianluca Costantini

    L'artista cinese torna a far parlare dell'opera "Soleil levant"

    Di Veronica Di Benedetto Montaccini
    Pubblicato il 18 Lug. 2019 alle 16:25 Aggiornato il 11 Set. 2019 alle 02:25

    Ai Weiwei e il processo Volkswagen

    Ai Wewei va fino in fondo per il processo Volkswagen. L’artista cinese ha vinto la battaglia legale contro la multinazionale, che usò una delle sue installazioni come sfondo per la pubblicità di un’auto, senza il suo permesso.

    La Skandinavisk Motor Co, importatore di automobili Volkswagen, dovrà pagare all'”artista dei migranti” 1,75 milioni di corone danesi (262,952 dollari) per l’utilizzo improprio nello spot pubblicitario della Volkswagen Polo, mandato in onda più di 200mila volte.

    > Un immenso gommone nero pieno di migranti: ecco l’ultima opera di Ai Weiwei

    Ai Weiwei processo Volkswagen: il tribunale danese dà ragione all’artista

    Un tribunale danese si è pronunciato a favore di Ai Weiwei dopo un lungo processo, che è stato documentato dalla matita dell’illustratore di TPI Gianluca Costantini.

    “Ci conoscevamo on-line da alcuni anni- spiega il vignettista di TPI – poi quando è venuto in Italia per l’allestimento a Palazzo Strozzi ci siamo incontrati di persona. È stato un bell’incontro, molto emozionante. Voleva capire quanto fossi, veramente, un attivista. Di come l’arte per me fosse in funzione per il sociale. Dopo quell’incontro ci siamo rivisti a Berlino nel suo studio e abbiamo iniziato a lavorare ad un progetto insieme di cui ancora non posso rivelare nulla.

    Weiwei e Gianluca Costantini

    Ai weiwei processo Volkswagen, l’artista e le opere provocatorie

    Gianluca Costantini, che ha seguito tutte le tappe del processo, ha raccontato: “È andata bene, non è stato facile disegnare in quel contesto, era la prima volta che disegnavo in un’aula di tribunale. Come nei processi americani anche questo era a porte chiuse non si poteva fotografare ne registrare, Ai Weiwei ha pensato che la cosa più utile fosse che io disegnassi. Il processo è durato una giornata intera ed è stato molto interessate lavorare con Elettra Stamboulis e il team dello Studio Weiwei. Quando c’erano delle pause Weiwei postava sul suo profilo Instagram i disegni”.

     

    L’opera al centro della causa legale intitolata “Soleil Levant” ovvero “sole che sorge”, è composta da più di 3.500 giubbotti di salvataggio raccolti da rifugiati e migranti sbarcati sull’isola greca di Lesbo e ha fatto il giro del mondo come provocazione per accendere un faro sulle morti nel Mediterraneo.

    Soleil Levant, che era esposto nelle vetrine del Kunsthal Charlottenborg a Copenaghen, comprendeva 3.500 giubbotti di salvataggio arancioni, una volta indossati dai rifugiati. Ai Weiwei ha creato il pezzo in occasione del World Refugee Day 2017.

    L’opera di Ai Weiwei

    L’artista ha condiviso su Instagram il verdetto, insieme a una foto di se stesso mentre indossa un giubbotto di salvataggio. Nel post c’è uno stralcio della decisione della corte: “Questo sfruttamento del mercato dell’opera d’arte di Ai Weiwei era in netta contraddizione con le considerazioni e i pensieri che erano alla base del lavoro e del contenuto dettagliato del lavoro. Lo sfruttamento ha causato un certo rischio di sminuire le opere d’arte di Ai Weiwei e aveva il carattere di un parassita sul buon nome e sulla reputazione di Ai Weiwei. ”

    Michael Thouber, direttore del Kunsthal Charlottenborg, ha dichiarato ad Artnet News che la sentenza della corte sostiene l’idea che “il diritto d’autore degli artisti deve essere protetto, che si tratti di una galleria o di uno spazio pubblico”.

    “Questo processo è servito a creare attenzione mediatica perché non si poteva usare molto altro. I disegni si sono molto virilizzati su Twitter e sui siti di arte internazionali. Ora che il processo si è concluso a favore di Ai Weiwei sono ancora più interessanti perché raccontano la giornata con i visi, le posture delle persone, le parole”, ha spiegato il vignettista Costantini.

    Le tappe del processo diventano vignette

     

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