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    Agricoltura e cambiamento climatico: ecco “Fragole d’Inverno” il nuovo libro-inchiesta di Fabio Ciconte, direttore di Terra!

    Di Redazione TPI
    Pubblicato il 8 Ott. 2020 alle 15:40 Aggiornato il 8 Ott. 2020 alle 15:43

    Esce oggi, 8 ottobre 2020, in libreria “Fragole d’Inverno – Perché saper scegliere cosa mangiamo salverà il pianeta (e il clima)”, il nuovo libro di Fabio Ciconte, direttore dell’associazione ambientalista Terra! ed esperto di filiere alimentari. Il libro, scritto per Editori Laterza, arriva proprio alla vigilia del Climate Strike convocato da Fridays For Future ed è un viaggio nell’agricoltura italiana ai tempi della crisi climatica. La prima presentazione, organizzata da Terra! a Roma presso Casetta Rossa, vedrà l’autore dialogare con Riccardo Iacona, ideatore e conduttore di Presadiretta giovedì 15 ottobre alle ore 18:00.

    Il libro

    Quando pensiamo alle cause della crisi climatica, spesso ci vengono in mente la produzione energetica e i trasporti. Ma ci siamo mai chiesti quanto esse dipendano invece dalla produzione del cibo che mettiamo in tavola ogni giorno? Capire il nesso tra il cibo e i cambiamenti climatici è oggi fondamentale, perché l’agricoltura e gli altri usi della terra sono responsabili del 23 per cento delle emissioni totali, una cifra che arriva al 37 per cento se si considera tutta la filiera. Dal dopoguerra a oggi i consumi sono aumentati e l’offerta di cibo è quasi raddoppiata. Le conseguenze? L’uso dell’acqua e dei fertilizzanti è cresciuto a dismisura così come la quantità di alimenti sprecati. Lo sfruttamento della terra arabile per la produzione di mangimi che alimenta gli allevamenti intensivi è in costante aumento ed è causa di una deforestazione che non accenna a ridursi.

    Il sistema alimentare è oggi legato a doppio filo a quello dei consumi, e la dipendenza tra i processi di produzione, le abitudini alimentari e il riscaldamento globale è sempre più forte. “Fragole d’Inverno” è un racconto che guida il lettore alla scoperta di questo nesso critico, portando alla luce storie di albicocche che soffrono d’insonnia per il grande caldo, produzioni tipiche che migrano a latitudini più temperate impoverendo filiere d’eccellenza, suoli sempre più secchi e improduttivi e nuove invasioni aliene, dalle locuste alla cimice asiatica. L’autore però non perde la speranza: siamo ancora in tempo per evitare gli effetti peggiori del cambiamento climatico e salvare una tradizione agricola secolare che permette agli italiani di portare in tavola un cibo di eccellenza. La risposta passa per l’adozione di un consumo più consapevole, ma anche e soprattutto da profonde riforme del sistema produttivo verso un’agricoltura più ecologica e rispettosa dei diritti umani.

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