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Energia: confronto tra prezzo fisso e variabile

Di Redazione TPI
Pubblicato il 19 Dic. 2025 alle 09:30

Oggi molti italiani si chiedono quale sia l’opzione migliore tra prezzo fisso e variabile nel settore dell’energia. Una domanda che assume un’importanza ancor più evidente, per via della chiusura del servizio di maggior tutela. La differenza tra le due soluzioni ruota intorno ad alcuni fattori chiave, come il costo delle materie prime e la capacità di ogni nucleo familiare di gestire le eventuali oscillazioni. Ecco un approfondimento.

Tariffa a prezzo fisso

La tariffa a prezzo fisso stabilisce un valore bloccato della componente energetica sia per luce che per gas per finestre temporali che, di solito, coprono 12 o 24 mesi. Al contrario, la tariffa variabile lega il valore dell’energia all’andamento dei mercati all’ingrosso, che possono registrare delle importanti variazioni.

Il primo dettaglio da chiarire è il seguente: le offerte luce e gas a prezzo fisso, come Energia PuntoFisso 24 mesi di ENGIE, introducono un livello di stabilità che facilita la pianificazione. Chi utilizza questo meccanismo conosce in anticipo il costo unitario dell’energia, e può organizzare un budget senza il timore di modifiche repentine. Questa soluzione risulta utile quando si gestisce un bilancio familiare rigido, o quando si preferisce evitare qualsiasi effetto delle dinamiche internazionali sui costi finali. Il blocco della tariffa offre un chiaro vantaggio nei periodi in cui il mercato registra degli incrementi costanti del costo delle materie prime.

Il motivo? Isola l’utente da quelle variazioni che potrebbero incidere in modo importante sulla spesa complessiva. La stabilità, però, mostra dei limiti quando il mercato sperimenta una fase di ribasso. Se il prezzo del gas o dell’energia elettrica diminuisce, la cifra fissata al momento della sottoscrizione rimane invariata e non consente di beneficiare dei cali. Ognuna delle due opzioni, dunque, ha sia pro che contro.

Tariffa a prezzo variabile

La tariffa variabile segue un principio completamente diverso. La componente energetica si aggiorna in base ai movimenti del mercato, e può generare dei vantaggi nei periodi in cui le quotazioni scendono. Il consumatore, in queste circostanze, paga meno rispetto a chi ha bloccato il prezzo per uno o due anni. Questo meccanismo può risultare conveniente quando le materie prime presentano delle tendenze di ribasso prolungato, o quando le oscillazioni negative sono ampie e frequenti.

Di contro, seguendo lo stesso principio, è bene sottolineare anche la rilevanza dei rischi legati ad una tariffa a prezzo variabile: un aumento improvviso delle quotazioni si tradurrà, infatti, in un incremento diretto a carico della bolletta. Le famiglie con disponibilità economiche ridotte potrebbero subire le conseguenze più pesanti, dato che una fase di rialzo può creare molte difficoltà nella gestione delle spese ricorrenti. Il mercato globale incide in modo determinante su queste variazioni: gli eventi geopolitici, le decisioni dei produttori, le condizioni climatiche e i livelli di stoccaggio influenzano rapidamente il prezzo delle materie prime energetiche.

Conclusioni

La scelta tra prezzo fisso e variabile richiede quindi un’analisi attenta delle proprie abitudini di consumo. Se i consumi sono stabili e facili da prevedere, o se si dispone di un certo limite in termini di budget, la tariffa a prezzo bloccato risulta indubbiamente la migliore. Se invece si possiede una tolleranza al rischio superiore, allora la tariffa variabile potrebbe consentire di risparmiare, accettando però le eventuali conseguenze legate agli aumenti di prezzo.

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