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Lo sfogo di Casa Abis: “Gogna mediatica verso tutti gli influncer, il content creator è un lavoro” | VIDEO

Di Niccolò Di Francesco
Pubblicato il 17 Gen. 2024 alle 19:02

Lo sfogo di Casa Abis: “Gogna mediatica verso tutti gli influncer”

Casa Abis, duo comico con oltre 400mila follower su Instagram, non ci sta a finire nel calderone anti-influencer aumentato a dismisura dopo il caso Balocco-Ferragni.

“Ultimamente c’è una gogna mediatica verso tutti gli influencer” affermano Gabriele Abis e Stella Falchi in un video postato sul loro profilo Instagram.

Secondo la coppia, infatti, bisognerebbe evitare le strumentalizzazioni “di qualche cialtrone, di qualche approfittatore, solo per avvalorare la tesi che il creatore di contenuti social” non sia lavoro “ma una specie di truffa legalizzata. Forse è solo una nostra impressione, ma ultimamente c’è una sorta di gogna mediatica verso tutti gli influencer, tutti coloro che creano contenuti sui social, tutti quelli che fanno di questo un lavoro”.

Un’onda che va “assolutamente fermata” anche in considerazione del fatto che “il creatore di contenuti social che paga le tasse e che impiega le sue risorse artistiche, fisiche ed economiche, è un lavoratore. Io e Gabriele abbiamo una partita Iva, paghiamo le tasse e abbiamo tutti i rischi e le incombenze che hanno i liberi professionisti”.

“Ci sembra di vivere un déjà vu” affermano ancora i due nel video spiegando di provenire “già da un mondo, quello artistico, dove se rispondevi alla domanda ‘Che lavoro fai?’, ‘Faccio l’attore o l’attrice di teatro’ venivi deriso e poi ti chiedevano: ‘Sì, però per vivere che lavoro fai?'”.

Casa Abis, dunque, lancia un appello: “Per favore vi chiediamo di evitare paragoni dicendo ‘Eh, ma il lavoro del content creator non è un vero lavoro. Alzatevi alle 5 di mattina e andate a lavorare in miniera, quello è un vero lavoro’. Paragonato a questo, molti altri lavori non reggerebbero il confronto”.

“Vi assicuriamo che il mondo dell’artista, dell’attore, è precario. Quindi è pieno di incertezze, insicurezze. Richiede una capacità di mettersi sempre in discussione e di reinventarsi continuamente. La costante forza di creare, distruggere e poi ricreare di nuovo. Richiede di vivere con la paura che quello che stai offrendo al pubblico magari domani non piacere più. Prima di dire ma quello non è lavoro, domandatevi quanto impegno c’è dietro.  Quanto studio, costanza, quanti sacrifici si fanno per raggiungere un obiettivo”.

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