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    Contro la dispersione di plastiche in mare: il progetto del WWF “Re-thinking Fish Box”

    Foto Claudia Amico WWF Italia
    Di Antonio Scali
    Pubblicato il 13 Feb. 2024 alle 11:02 Aggiornato il 15 Feb. 2024 alle 14:21

    Si parla molto dell’inquinamento da plastica, uno dei problemi più gravi per il futuro del nostro Pianeta. Una presenza sempre più massiccia che minaccia gli ecosistemi e gli esseri viventi, compreso l’uomo. Sono ormai sempre più frequenti le immagini shock in cui la presenza di plastiche e microplastiche deturpa ambienti tra i più disparati, dalle zone tropicali ai ghiacci polari, fino ai nostri mari.

    Per questo diventa fondamentale riconoscere la centralità della prevenzione e della mitigazione della dispersione di plastica in natura. In tal senso un settore fondamentale da sensibilizzare è quello della pesca, sia industriale che artigianale, in ambito portuale e nei mercati ittici.

    Ed è su questo che si è focalizzato il progetto “Re-thinking Fish Box”, che WWF ha appena realizzato grazie al supporto della Fondazione Flotilla, ponendo l’attenzione sugli imballaggi utilizzati per la conservazione e il trasporto del pescato con particolare attenzione alla pesca artigianale in Italia.

    Il polistirene espanso (EPS) è la forma di imballaggio monouso più comunemente utilizzata nel settore ittico nazionale, ma ci sono numerosi rischi connessi alla sua ridotta riciclabilità, ed è anche uno degli oggetti più comunemente rinvenuti sia sulle coste sia tra i rifiuti marini galleggianti.

    Vi è dunque la necessità di esaminare possibili soluzioni per ridurre l’impatto del polistirene sugli ecosistemi marini. L’Italia, infatti, è tra i maggiori utilizzatori in Europa di packaging in EPS in ambito alimentare, soprattutto nel settore ittico, ma ne ricicla ancora solo una piccola parte.

    Il progetto del WWF, della durata di 18 mesi, ha identificato un’alternativa più sostenibile alle cassette per il pesce in EPS per la piccola pesca italiana e a testarne l’implementazione nelle comunità di pescatori in Italia, per contrastare l’inquinamento da plastica in mare causato dalle attività di pesca legate in particolare alla dispersione nell’ambiente marino delle cassette monouso per il pesce realizzate in plastica (EPS).

    Il nuovo report di WWF Italia “Soluzioni di imballaggio innovative e sostenibili per ridurre la dispersione di plastica in mare” analizza per la prima volta in Italia alcune tra le principali soluzioni di imballaggio alternative all’EPS monouso esistenti e in sviluppo in Italia e in Europa, e fornisce un supporto agli stakeholder chiave di settore (pescatori, ai produttori di packaging, agli accademici e al mondo dell’innovazione, alle istituzioni e agli enti associativi) che intendono adottare e/o sviluppare nuove soluzioni di imballaggio alternative alle cassette monouso in EPS.

    Il progetto Re-thinking Fish Box in una prima fase ha previsto la realizzazione di uno studio di Eco-design e un’analisi di Life Cycle Assessment (LCA) realizzato dall’Università di Trieste, per mettere a confronto diverse soluzioni, alternative all’EPS monouso, esistenti nel mercato o in fase di sviluppo a livello italiano ed europeo. I risultati di tale studio hanno portato allo sviluppo e sperimentazione sul campo di una soluzione di imballaggio più sostenibile applicabile alla piccola pesca.

    Questo progetto ha contribuito così a supportare e responsabilizzare gli stakeholder chiave del settore della pesca, dell’acquacoltura e degli imballi isotermici nell’identificare e implementare buone pratiche di economia circolare al fine di ridurre l’impatto ambientale delle loro attività e dei loro prodotti.

    A livello europeo sono state messe in campo diverse iniziative per incentivare l’uso di soluzioni innovative con materiali riutilizzabili o monouso riciclati e riciclabili, alternative all’EPS, nel settore ittico al fine di contribuire al raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità previsti dalle direttive e dalle strategie europee sull’economia circolare, in particolare della plastica.

    Attualmente in Italia non sembra esistere normativa chiara che indirizzi e supporti stakeholder di settore e istituzioni nell’identificazione, commercializzazione e implementazione di soluzioni alternative all’EPS, che rispettino le normative europee sulla plastica e sulla sicurezza igienico-sanitaria per i prodotti alimentari, soprattutto nel settore della piccola pesca.

    Eppure delle alternative esistono già, anche se ognuna presenta qualche punto di forza e qualche criticità. Tra queste le cassette monouso in cartone ondulato, o cassette riutilizzabili in plastica vergine. Particolare attenzione merita il legno riutilizzabile con vassoio monouso in XPS riciclato e riciclabile, caso di studio del progetto del WWF. L’innovativa soluzione di packaging è costituita da due componenti separati: una scatola in legno FSC riutilizzabile e un vassoio interno in polistirene estruso (XPS) realizzato con materiale riciclato (50% circa) e riciclabile, che assicura robustezza, isolamento termico e rispetto delle regole igienico-sanitarie, in linea con i principi dell’economia circolare.

    Questa cassetta è stata poi sperimentata in due realtà italiane di piccola pesca, ma non è attualmente in commercio. Dalla sperimentazione è emerso che soluzioni alternative come questa possono essere implementate ma necessitano di una filiera efficace di gestione dei rifiuti che ne permetta la circolarità e di semplificazioni/chiarezza normativa e di incentivi per permetterne la commercializzazione.

    Foto Claudia Amico WWF Italia

    In conclusione, possiamo dire che non è possibile identificare una soluzione unica, adatta a tutti i contesti territoriali italiani, alle diverse tipologie di pesca (piccola, media e industriale) e che soddisfi tutte le priorità. Inoltre, sia nel caso di soluzioni non ancora in commercio da realizzare e sperimentare, sia nel caso di soluzioni alternative già disponibili sul mercato, è importate coinvolgere i pescatori, i produttori di imballaggi, i gestori dei rifiuti e le autorità locali.

    Occorre mettere in atto soluzioni che eliminino il rischio di inquinamento da EPS, aumentando – laddove possibile – il riuso e garantendo il riciclo a ciclo chiuso, mantenendo la catena del valore degli imballaggi. Infine è necessario un coordinamento tra i vari progetti finalizzati ad affrontare il problema dei rifiuti marini legati alle cassette del pesce, e non solo, per identificare possibili sinergie, aspetto ad oggi spesso assente.

    È importante continuare a pensare fuori dagli schemi e sviluppare imballaggi più sostenibili per l’industria ittica, per contribuire a ridurre la dispersione della plastica nell’ambiente, proteggere il mare e fare un uso sostenibile delle sue risorse. Ma per farlo c’è bisogno di innovazione e collaborazione tra tutti gli attori e del sostegno dei governi.

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