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    Quando il veganesimo passa anche per il linguaggio: se vuoi rispettare gli animali smettila di dire “tagliare la testa al toro”

    Di Laura Melissari
    Pubblicato il 6 Dic. 2018 alle 14:28 Aggiornato il 12 Set. 2019 alle 02:53

    Vegani linguaggio animalista | Il rispetto per gli animali passa anche per il linguaggio. La Peta, l’associazione animalista “People for the ethical treatment of animals”, ha avviato campagne di sensibilizzazione per smettere di usare le espressioni anti-animaliste.

    Se prima “crepi il lupo” era la replica più istintiva all’augurio “in bocca al lupo”, ora sempre più persone rispondono “viva il lupo”. Non è più accettabile, per molti, una frase che augura la morte di un animale.

    Gli animali rientrano in moltissimi detti e proverbi italiani, dal celebre “prendere due piccioni con una fava”, al “tanto va la gatta al lardo che ci lascia lo zampino”, passando per “tagliare la testa al toro”. In molti casi, come questi già citati, l’animale è accostato alla morte, o comunque a qualche fine negativa.

    Nel Regno Unito è stato fatto uno studio che analizza l’evoluzione del linguaggio di riflesso al crescente veganesimo diffuso nelle società occidentali. Smettere di mangiare carne o non comprare più borse di pelle non basta più. Una vera rivoluzione animalista necessita anche di un linguaggio nuovo.

    La ricercatrice Shareena Hamzah, dell’università di Swansea, sostiene che le frasi idiomatiche che citano animali stanno diventando obsolete perché “sono dissonanti con lo spirito della nostra epoca”.

    Lo studio è stato pubblicato su The Conversation e sostiene che “le metafore basate soprattutto sulla carne, per quanto molto comuni, non sono più usate acriticamente e la crescente consapevolezza dei temi etici e ambientali stanno cambiando il linguaggio quotidiano e della letteratura”.

    Molte espressioni simili sono quindi destinate a sparire, secondo la ricercatrice.

    La Peta ha chiesto alle scuole di far riflettere bambini e ragazzi sul significato di certe espressioni e sulla necessità di iniziare a usare frasi idiomatiche che non si basino su immagini di violenza sugli animali.

    “Queste frasi possono sembrare innocue ma in realtà mandano un messaggio sbagliato, perché rafforzano l’idea di un rapporto con gli animali basato su violenze e abusi. Insegnare agli studenti a usare un linguaggio non crudele serve a promuovere una relazione positiva tra tutti gli esseri viventi”, spiega la Peta.

    Così come si sostituiscono i prodotti animali nella propria dieta, per una scelta etica, è quindi ora di iniziare a sostituire gli animali con i vegetali anche nei proverbi e nei modi di dire. Chissà che in futuro non inizieremo a dire: “Tagliare la testa all’aglio” o “Prendere due piselli con una fava?”

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