Nel settore energetico siamo all’alba di una rivoluzione. Da un lato, la pandemia di Covid-19 e la guerra in Ucraina hanno reso tangibile l’importanza di poter contare su un sistema di approvvigionamenti sicuri e il più possibile resiliente agli sconvolgimenti politici internazionali. Dall’altro, la grande sfida della transizione ecologica impone di ridurre le emissioni di anidride carbonica per salvaguardare la vita sul Pianeta Terra.
Appena sei anni fa, nel 2019, prima che scoppiassero l’emergenza sanitaria globale e il conflitto alle porte dell’Europa, il 40% della domanda di gas in Italia era coperto da forniture russe, mentre le fonti rinnovabili alimentavano il 35% dei consumi di elettricità. Da allora molte cose sono cambiate. Nel 2024 la dipendenza dal gas russo è stata appena del 9% e la quota di rinnovabili è cresciuta al 41,5% dei consumi di elettricità.
Ma siamo solo all’inizio e la strada da fare è ancora assai lunga. Nel solco delle politiche per il Clima promosse dalla Commissione europea, il Governo italiano ha delineato con il Pniec (Piano nazionale integrato per l’Energia e il Clima) una serie di obiettivi a medio termine per il nostro Paese. Tra i principali traguardi fissati, c’è quello di arrivare entro il 2030 con le rinnovabili in grado di soddisfare il 39,4% del fabbisogno energetico e il 63,4% del fabbisogno di elettricità.
Per centrare questo target, sarà necessario raddoppiare la capacità rinnovabile installata in Italia rispetto ai livelli di fine 2023: da 66,8 GW a 131 GW. Dunque dovranno moltiplicarsi gli impianti fotovoltaici ed eolici. Ma non solo: per sostenere l’elettrificazione spinta dei consumi – richiesta anche dalla rivoluzione digitale, che si regge su strutture altamente energivore come i data center – occorrerà anche ammodernare e potenziare le reti esistenti di trasmissione e distribuzione. E costruirne di nuove.
Finanziamenti
«La realizzazione delle opere strumentali al raggiungimento degli obiettivi di politica energetica nei tempi preventivati richiede inevitabilmente una forte accelerazione degli investimenti nel settore energetico e ancor di più in quello elettrico», si legge nel Pniec. «Investimenti che dovranno essere convogliati, in larga misura, nello sviluppo della nuova capacità Fer (Fonti energetiche rinnovabili, ndr), degli accumuli e delle reti di trasmissione e distribuzione, da effettuare attraverso un approccio coordinato, così da rendere il sistema più efficiente nel suo complesso».
Sul fronte dell’installazione di nuovi impianti, le richieste di connessione sono già esponenzialmente superiori al target fissato dal Piano: sull’apposito portale online di Terna, gestore della rete di trasmissione elettrica in Italia, si registrano da parte dei privati domande per una potenza complessiva pari a oltre 340 GW, di cui circa 150 di solare e 185 tra eolico on-shore e off-shore.
Le richieste si concentrano in prevalenza nel Sud e nelle Isole – zone con alta disponibilità di risorsa energetica primaria, ovvero sole e vento –, ma la domanda di elettricità è localizzata principalmente al Nord, dove vive la maggioranza della popolazione e dove si sviluppa gran parte dell’attività economica del Paese. Ciò rende ancor più cruciale dotarsi di infrastrutture di trasmissione e distribuzione efficienti, resilienti e ramificate in modo tale da riuscire a collegare l’intero territorio nazionale.
A sostegno del percorso di transizione energetica del Paese, sono stati stanziati circa 4 miliardi di euro tra Pnrr e RePower Eu per il «rafforzamento delle smart grid»: risorse che dovranno contribuire, in particolare, «a incrementare la capacità di rete di ospitare ed integrare ulteriore generazione distribuita da fonti rinnovabili (Hosting Capacity) e ad aumentare la potenza a disposizione delle utenze per favorire l’elettrificazione dei consumi energetici».
Di quei 4 miliardi di euro, circa 1 miliardo è stato destinato a Terna: dal Pnrr 150 milioni per finanziare interventi volti all’incremento della resilienza della rete di trasmissione nazionale, in ambito RePower Eu 140 milioni per la digitalizzazione della rete e 700 milioni complessivi per due opere ritenute cruciali per la transizione energetica dell’Italia: il Tyrrhenian Link, progetto di cavi sottomarini che collegheranno Sardegna, Sicilia e Campania (500 milioni), e il Sa.Co.I3, il nuovo elettrodotto tra Sardegna, Corsica e Toscana che sostituirà il precedente Sa.Co.I2 (200 milioni). Queste due opere sono state qualificate come «interventi di pubblica utilità, indifferibili e urgenti» nel Dpcm Sardegna 2025 emanato dal Governo lo scorso 12 settembre.
Progetti
Il progetto del Tyrrhenian Link consiste in un doppio cavo sottomarino – per complessivi 970 km di lunghezza e 1.000 MW di potenza – che collegherà la Sicilia alla Sardegna e alla Campania. Nello specifico, la tratta Est – il collegamento sottomarino più lungo mai realizzato da Terna (circa 490 km di cavo in corrente continua a una profondità massima di 1.560 metri) – si snoderà da Fiumetorto, in provincia di Palermo, a Battipaglia, nel salernitano, mentre la tratta Ovest – per la prima volta un cavo ad alta tensione in corrente continua arriverà a toccare i 2.150 metri di profondità – andrà da Fiumetorto a Terra Mala, vicino Cagliari.
L’infrastruttura, in corso di realizzazione, consentirà, da un lato, di aumentare la capacità di interscambio elettrico tra le isole e il continente e, dall’altro, di incentivare lo sviluppo di energia rinnovabile in particolare in Sardegna, regione alle prese con il delicato – ma improcrastinabile – processo di “phase out” del carbone. L’investimento complessivo sostenuto da Terna ammonta a 3,7 miliardi di euro, inclusi i 500 milioni assegnati dall’Ue per la tratta Est, nell’ambito del programma di finanziamento RePower Eu.
Sempre sul versante tirrenico, il Sa.Co.I3 prevede invece il rinnovo, l’ammodernamento e il conseguente potenziamento dello storico elettrodotto in corrente continua a 200 kV tra Sardegna, Corsica e Toscana (denominato Sa.Co.I.2), attivo dal 1992 e ormai giunto al termine della sua vita utile (l’opera originale tra la Sardegna e la Toscana entrò in servizio alla fine degli anni Sessanta e fu il primo collegamento ad alta tensione a 200 kV in corrente continua al mondo). I lavori per il Sa.Co.I3 sono iniziati quest’anno: rientrano nel progetto anche le due nuove stazioni elettriche di conversione adiacenti alle esistenti, una a Codrongianos, in provincia di Sassari, e una a Suvereto, in provincia di Livorno. L’opera da 1,3 miliardi di euro – anch’essa inserita tra gli interventi finanziati dal RePower Eu – mira a favorire una maggiore affidabilità e interconnessione del sistema elettrico tra Sardegna, Corsica e la penisola, accelerando l’integrazione delle rinnovabili e rafforzando il mercato elettrico europeo.
Lo scorso 27 ottobre, inoltre, il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica ha avviato l’iter autorizzativo del Sardinian Link, progetto di Terna che prevede la ricostruzione e l’ammodernamento dell’infrastruttura elettrica interna al territorio sardo, lungo un tracciato che attraversa l’isola, potenziando la capacità di trasporto tra i nodi di Codrongianos (Sassari) e Selargius (Cagliari). Per questo intervento la società guidata da Giuseppina Di Foggia investirà circa 300 milioni di euro.
Importanti interventi sull’infrastruttura elettrica sono previsti anche lungo l’asse adriatico. Alla fine del 2024 sono stati avviati i lavori per la realizzazione dell’Adriatic Link, nuovo collegamento da 250 km (di cui circa 210 km subacquei) che unirà le Marche e l’Abruzzo. L’investimento ammonta a circa 1,5 miliardi di euro ed è stato finanziato dalla Banca Europea per gli Investimenti (Bei) e da Intesa Sanpaolo con la garanzia pubblica di Sace. L’infrastruttura contribuirà a rafforzare lo scambio energetico tra Centro-Sud e Centro-Nord Italia, migliorando la sicurezza, l’efficienza e la flessibilità della rete elettrica, oltre a favorire la crescita delle fonti rinnovabili.
In base a quanto previsto dal Piano di Sviluppo 2025 di Terna, entro il 2034 il corridoio adriatico sarà ulteriormente potenziato con la Dorsale Adriatica, collegamento in corrente continua da 500 km tra Foggia e Forlì che permetterà un incremento sostanziale della capacità di interscambio tra Nord e Sud. E sempre entro il 2034 è prevista la realizzazione dell’elettrodotto Milano-Montalto, cavo in corrente continua con una tensione massima di 525 kV e una capacità di 2.100 MW che collegherà Lazio e Lombardia, passando per Toscana, Liguria ed Emilia-Romagna con un tratto marino e uno aereo. La fase di consultazione pubblica per l’opera è stata avviata lo scorso gennaio e si è conclusa il 21 maggio; gli esiti saranno presentati ai cittadini dei comuni interessati dal nuovo collegamento in un incontro plenario online il 26 novembre.
Collegamenti con l’estero
Con il potenziamento complessivo della rete di trasmissione elettrica nazionale, l’Italia potrà rafforzare il proprio ruolo di ponte energetico tra Europa, Nord Africa e Medio Oriente, favorito dalla posizione geografica strategica al centro del Mediterraneo. In quest’ottica – oltre al già citato Sa.Co.I3, che migliorerà l’interconnessione con la Corsica – sono due i progetti da sottolineare.
Il primo è l’Elmed, cavo che si snoderà dalla Sicilia alla Tunisia con una potenza di 600 MW e che verrà realizzato congiuntamente da Terna e da Steg, il gestore della rete tunisina. Finanziata con 307 milioni di euro dal programma comunitario Connecting Europe Facility, l’opera è tra gli interventi previsti dal Piano Mattei per l’Africa varato dal Governo italiano. Lo scorso febbraio Terna ha avviato i lavori di espianto e ripiantumazione di oltre 1.700 ulivi nel Comune di Partanna, in provincia di Trapani, attività necessaria per predisporre l’area in cui sorgerà la stazione di conversione.
Il secondo importante intervento di interconnessione elettrica internazionale previsto per i prossimi anni è il raddoppio del collegamento Italia-Grecia (Gr.Ita.2). L’opera andrà ad affiancare l’interconnessione tra i due Paesi entrata in esercizio nel 2002. È prevista la posa di due cavi sottomarini da 240 km con potenza fino a 1.000 MW e con una profondità massima di circa 1.000 metri, e per la tratta italiana, due cavi terrestri in corrente continua di 50 km che uniranno l’approdo di Melendugno a Galatina, in provincia di Lecce. La nuova infrastruttura aumenterà la capacità di scambio di energia tra i due Paesi, rafforzando la sicurezza del sistema elettrico nell’Italia meridionale e favorendo l’integrazione delle rinnovabili e una riduzione dei costi per il consumatore. Lo scorso maggio l’a.d. di Terna Giuseppina Di Foggia ha siglato un Memorandum of Understanding (MoU) con il gestore della rete di trasmissione elettrica greco Ipto con l’obiettivo di regolare i principali termini e condizioni per la progettazione e realizzazione dell’interconnessione.
Anche sul fronte del gas naturale, sono in programma diversi interventi di potenziamento dei collegamenti con l’estero, sotto l’egida del gestore della rete nazionale Snam. Nel mercato del metano il nostro è un Paese importatore e, dopo l’invasione russa dell’Ucraina, si è resa più che mai urgente la necessità di diversificare le fonti di approvvigionamento.
Attualmente il gas arriva in Italia attraverso sei metanodotti di importazione (Tarvisio, Gorizia, Passo Gries, Mazara del Vallo, Gela, Melendugno) a cui si aggiungono cinque terminali di rigassificazione del gas naturale liquefatto (quello on-shore di Panigaglia e quelli off-shore al largo di Livorno, Piombino, Ravenna e Porto Viro). Nei prossimi anni questa rete andrà rafforzata. Nel Pniec vengono individuati «una serie di interventi di potenziamento delle interconnessioni esistenti», volti «ad aumentare la centralità del sistema italiano nel ruolo di collegamento tra le risorse del Mediterraneo e del cosiddetto Corridoio Sud e i mercati europei».
Le operazioni di potenziamento riguarderanno, in primis, la capacità di importazione dai punti di interconnessione con i Paesi del Nord Africa e dall’Azerbaijan, a cominciare dal previsto raddoppio del gasdotto Tap, che consentirà di aumentare le importazioni da Baku fino a circa 18 miliardi di metri cubi all’anno. Ma si lavorerà anche per rafforzare la capacità di esportazione verso l’Austria e verso il Nord Europa e si creerà un nuovo canale di esportazione verso Malta. Potrebbero essere installati nuovi terminali di rigassificazione nel Sud Italia. Inoltre, di fondamentale importanza sarà la realizzazione della “Linea Adriatica”, che, incrementando la capacità di trasporto di gas tra Sued e Nord, potrà rendere fruibile la piena capacità dei punti di importazione del Mezzogiorno.
«Le importanti scoperte di gas naturale avvenute nel corso degli ultimi anni nell’area del Mediterraneo orientale, che include le zone economiche esclusive di Israele, Cipro ed Egitto, hanno posto le basi per nuove forme di collaborazione e per un potenziale riequilibrio del mercato energetico regionale ed europeo, anche in ottica di maggiore sicurezza e diversificazione degli approvvigionamenti», si legge nel Pniec. L’obiettivo dichiarato è consolidare l’Italia come ossia snodo strategico per l’immissione di gas proveniente dall’Africa e dall’Est e il suo convogliamento verso gli altri Paesi europei.
La strada, dunque, è tracciata: la crescita delle rinnovabili e la diversificazione delle forniture di gas porteranno a un epocale restyling del sistema delle infrastrutture energetiche del nostro Paese. Elettrodotti e metanodotti che dovranno contribuire a fare dell’Italia l’hub energetico del Mediterraneo. La rivoluzione è iniziata.
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