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    Quanto realmente inquina tutta la plastica che produciamo

    Di Redazione TPI
    Pubblicato il 11 Lug. 2023 alle 11:21 Aggiornato il 14 Lug. 2023 alle 10:13

    La plastica è un materiale molto versatile, che utilizziamo tutti i giorni, ma è anche una delle principali cause dell’inquinamento marino e terrestre. Il motivo è dovuto alla sua persistenza negli ambienti, e alle difficoltà relative allo smaltimento. Le plastiche, non a caso, sono responsabili di una serie di effetti collaterali particolarmente nocivi, che impattano sulla salute degli ecosistemi e sulla biodiversità. Vediamo dunque di capire quanto realmente inquina tutta la plastica che produciamo.

    Quanto inquina la plastica che produciamo?

    Conviene innanzitutto partire dai dati. In base alle analisi condotte dal WWF, ogni anno produciamo più di 450 milioni di tonnellate di plastica, mentre sono 8 milioni circa i rifiuti plastici che vengono incautamente dispersi in mare. L’inquinamento da plastica, dunque, produce un serio danno soprattutto agli ecosistemi e alla biodiversità marina: non a caso, sempre secondo il WWF, sono 700 le specie a rischio a causa di tale fenomeno.

    L’inquinamento da plastica: tipologie e danni provocati

    Esistono diverse tipologie di plastica, tra cui il polietilene, il polipropilene, il PVC e il PET. Ogni categoria presenta caratteristiche specifiche e impatti ambientali differenti: nel caso del polietilene tereftalato (PET), ad esempio, si parla di una resina sintetica riciclabile al 100%.

     

    La dispersione dei rifiuti plastici nell’ambiente provoca danni a flora e fauna, specialmente se si parla degli ecosistemi marini. A causa della degradazione provocata dal sole e dall’acqua, tali rifiuti si frammentano fino a creare le cosiddette microplastiche, che vengono spesso scambiate per cibo da animali come i pesci (e non solo), risultando tossiche e letali. La plastica, inoltre, impiega centinaia di anni per decomporsi.

     

    Un esempio emblematico è rappresentato dalle “isole di plastica”, ovvero le aggregazioni di rifiuti plastici galleggianti che si formano a causa delle correnti marine. La più famosa è la Great Pacific Garbage Patch, nota anche come Pacific Trash Vortex, e si tratta anche dell’agglomerato di plastiche più grande al mondo. Le isole in questione sono molto pericolose per animali come le balene, le foche e le tartarughe, che rimangono spesso impigliate in queste formazioni.

    Soluzioni per limitare l’inquinamento da plastica

    Possiamo intraprendere diverse azioni per limitare l’inquinamento derivato dalla dispersione della plastica nell’ambiente. Tra queste, il riuso e il riciclo rappresentano delle soluzioni efficaci per ridurre la quantità di rifiuti generati e poi rilasciati ad esempio negli oceani. Ad oggi molte aziende si stanno impegnando nello sviluppo di nuovi sistemi e tecnologie per trasformare questa materia e rispondere alla domanda sempre più frequente: come si ricicla la plastica che non può essere smaltita attraverso i sistemi tradizionali di trattamento dei rifiuti? Alcuni progetti prevedono l’utilizzo della così detta “chimica verde” per, ad esempio, trasformare la plastica non riciclabile in nuova materia ed evitare che finisca in discarica.

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