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    Perché le zebre hanno le strisce? Lo rivela uno studio scientifico

    Di Anton Filippo Ferrari
    Pubblicato il 22 Feb. 2019 alle 08:27 Aggiornato il 12 Set. 2019 alle 02:48

    Perchè le zebre hanno le strisce? Una domanda che molti scienziati, compresi Charles Darwin e Alfred Russel Wallace, negli anni si sono posti senza però trovare risposte certe. Solo ipotesi: dal mimetismo alla capacità di confondere i predatori; dal controllo della temperatura corporea a possibili segnali di riconoscimento all’interno del brano. Le curiose strisce bianche e nere sono un mistero evolutivo.

    Mistero che gli scienziati dell’Università della California potrebbero aver definitivamente risolto. Nel 2014 il team guidato dal ricercatore Tim Caro ha svelato che dietro alle particolari strisce che caratterizzano questi animali potrebbe esserci un sistema per evitare gli insetti ematofagi, scongiurando così malattie mortali, soprattutto nelle aride regioni africane.

    A confermare questa tesi diversi esperimenti portati avanti dallo stesso team di recente e riassunti in uno studio pubblicato sulla rivista Plos One. I ricercatori si sono chiesti se, al di là dei colori delle zebre, andassero considerati altri fattori, come ad esempio odori, dimensioni degli animali, e soprattutto come gli insetti percepissero il bianco e nero dei mammiferi.

    Quindi la decisione di portare avanti degli esperimenti grazie all’aiuto di zebre e cavalli. Per prima cosa si è cercato di entrare in contatto con delle zebre allo stato brado, in Africa. Risultando la cosa abbastanza complessa il dottor Caro e il collega Martin How dell’Università di Bristol hanno deciso di andare a Hill Livery, in una fattoria inglese che ospitava anche alcuni esemplari di zebre nate in cattività.

    Per l’esperimento hanno “arruolato” e filmato nove cavalli e tre zebre più un cavallo “travestito” da zebra. Il tutto per capire come e quali insetti si sarebbero avvicinati agli animali e il loro comportamento in base a odore e colore degli equini.

    Credit: Tim Caro, UC Davis

    Nel primo test gli scienziati hanno notato che gli insetti si sono diretti in egual modo su cavalli e zebre. Le mosche cavalline si dirigevano con la stessa velocità e intensità verso gli equini ma con una differenza: al momento dell’atterraggio sull’animale per poi morderlo si comportavano in maniera differente. Sui cavalli atterravano facilmente e senza intoppi, sulle zebre invece gli insetti sembravano far fatica a rallentare e continuavano a sorvolarle oppure sbattevano rimbalzando sull’animale.

    Un esperimento che ha confermato la tesi iniziale: le strisce zebrate fungono da deterrente per gli insetti. “Quando volano e sono ancora in quota le mosche non scorgono le righe a causa della loro vista a bassa risoluzione – hanno spiegato gli scienziati – ma quando si avvicinano abbastanza da vederle, le strisce possono in qualche modo abbagliarle o deviarle”.

    Ma le strisce sono l’unico deterrente? O c’entra anche l’odore? Domande a cui gli scienziati hanno risposto con un secondo test: un cavallo è stato travestito da zebra grazie a un manto bianco nero poggiato sul dorso: le mosche cavalline si comportavano esattamente come per le zebre, tranne che per la parte lasciata scoperta, il muso. Conclusione: gli insetti non si sono comportati diversamente in base all’odore.

    Nel caso delle zebre e del cavallo “travestito” il numero di insetti che si sono avvicinati e sono riusciti ad atterrare sugli equini è stato “significativamente minore” rispetto ai cavalli. “La ridotta capacità delle mosche cavalline di “guadagnare” il mantello della zebra – ha detto il dottor How – potrebbe essere dovuta al fatto che le strisce interrompono il sistema visivo dei tafani durante le ultime fasi del loro avvicinamento all’animale”.

    Ipotesi che sarà approfondita nei prossimi mesi con i ricercatori che vorrebbero spostare il loro studio in Africa, nell’habitat naturale di questi splendidi e particolari animali.

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