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    Più del 95 per cento della popolazione mondiale respira aria inquinata

    Credit: Nicolas Asfouri / AFP

    Un nuovo studio stima che l'esposizione all'inquinamento atmosferico abbia contribuito a oltre 6 milioni di morti in tutto il mondo nel 2017, aumentando il rischio di ictus, infarto, cancro ai polmoni e malattie polmonari croniche, e farne le spese sono le popolazioni più povere

    Di Marta Perroni
    Pubblicato il 25 Apr. 2018 alle 12:03 Aggiornato il 12 Set. 2019 alle 02:56

    Più del 95 per cento della popolazione mondiale respira aria pericolosa e il peso si sta facendo più duro sulle comunità più povere, con il divario tra i paesi più inquinati e quelli meno inquinati che sta crescendo rapidamente.

    Il rapporto State Of Global Air, pubblicato il 17 aprile 2018 dall’Istituto degli effetti sulla salute, ha utilizzato i dati satellitari e monitoraggio in loco per stimare il numero di persone esposte all’aria inquinata al di sopra dei livelli ritenuti sicuri dall’Organizzazione mondiale della sanità.

    Questa esposizione ha reso l’inquinamento atmosferico la quarta causa di morte in assoluto a livello mondiale, dopo l’ipertensione, la dieta e il fumo, ed è diventato il più grande rischio per la salute ambientale.

    Il progetto State of Global Air è un impegno congiunto tra l’Health Effects Institute (HEI) , l’Institute for Health Metrics and Evaluation  (IHME) e l’Università della British Columbia.

    Si basa sui dati del Global Burden of Disease dell’IHME, ovvero un’analisi di oltre 300 malattie e cause di morte in 195 paesi e territori diversi e degli 84 fattori di rischio comportamentali, dietetici, ambientali e occupazionali.

    E secondo lo studio, la maggior parte della popolazione mondiale vive in aree dove la qualità dell’aria è malsana. Circa il 95 per cento delle persone vive in aree in cui le concentrazioni di particolato fine (piccole polveri o particelle di fuliggine nell’aria) ambientale all’aperto  superano la linea guida per la qualità dell’aria dell’Organizzazione Mondiale della Sanità di 10 μg per m 3.

    Quasi il 60 per cento vive in aree in cui il particolato fine supera anche il meno restrittivo obiettivo di qualità dell’aria temporaneo dell’OMS di 35 μg per m 3.

    Le città ospitano la crescente maggioranza della popolazione mondiale, esponendo miliardi di persone ad un aria non sicura, in particolare nei paesi in via di sviluppo. Nelle zone rurali il rischio di inquinamento dell’aria al chiuso è spesso causato dalla combustione di combustibili solidi. Una persona su tre in tutto il mondo affronta il doppio problema dell’aria non sicura sia all’interno che all’esterno.

    Gli esperti stimano che l’esposizione all’inquinamento atmosferico abbia contribuito a oltre 6 milioni di morti in tutto il mondo nel 2017, contribuendo ad aumentare il rischio di ictus, infarto, cancro ai polmoni e malattie polmonari croniche. La Cina e l’India hanno rappresentato oltre la metà del bilancio delle vittime.

    Il rapporto ha rilevato che bruciando combustibili solidi come carbone o biomassa nelle loro case per cucinare o riscaldare, 2,6 miliardi di persone sono esposte all’inquinamento atmosferico indoor nel 2016.

    L’inquinamento dell’aria al chiuso può anche influenzare la qualità dell’aria nella zona circostante, con un effetto che contribuisce ad un decesso da inquinamento su quattro in India e quasi a una su cinque in Cina.

    Bob O’Keefe, vicepresidente dell’istituto di ricerca State of Global Air, ha dichiarato che il divario tra l’aria più inquinata del pianeta e quella meno inquinata sta aumentando. Mentre i paesi sviluppati hanno fatto passi avanti per migliorare la condizione dell’aria, molti paesi in via di sviluppo sono rimasti indietro concentrati sulla crescita economica.

    O’Keefe ha riferito che ora c’è un divario di 11 volte maggiore tra le aree più inquinate e quelle meno inquinate del pianeta, a fronte di quello sei volte maggiore nel 1990. “I sistemi di controllo dell’inquinamento atmosferico sono ancora arretrati rispetto allo sviluppo economico [nelle nazioni più povere]”.

    Ma ha aggiunto che “ci sono ragioni per essere ottimisti, anche se c’è ancora molta strada da fare. La Cina sembra ora muoversi in modo piuttosto aggressivo, ad esempio nella diminuzione dell’estrazione del carbone e su controlli più rigidi. E anche l’India ha iniziato a risolvere il problema l’inquinamento al chiuso, ad esempio attraverso attraverso la fornitura di GPL (gas di petrolio liquefatto) come combustibile da cucina e attraverso la distribuzione dell’energia elettrica”.

    Secondo l’organizzazione mondiale della sanità, il numero di persone esposte all’inquinamento atmosferico indoor per la combustione di combustibili solidi è diminuito da circa 3,6 miliardi in tutto il mondo nel 1990 a circa 2,4 miliardi di oggi, nonostante l’aumento della popolazione.

    Le emissioni da trasporto sono invece una preoccupazione crescente proprio con l’aumentare del traffico stradale. Il combustibile diesel è ancora una delle principali cause di inquinamento atmosferico, nei paesi più poveri sono presenti molti veicoli arretrati, a benzina, le cui emissioni, nello specifico di particolato, sono estremamente nocive e causano la morte di milioni di persone ogni anno.

    La relazione di martedì scorso rafforza un volume crescente di dati negli ultimi anni che ha mostrato come l’inquinamento atmosferico sia in aumento e di come sia una delle principali cause di morte.

    Nell’ultimo decennio sono stati resi disponibili più dati dai satelliti e dal monitoraggio sul campo, mentre studi su larga scala hanno rivelato l’aumento dei rischi per la salute derivanti dall’aria che raramente uccide le persone direttamente, ma è ormai provato che contribuisca ad altre cause di morte.

    Data l’importanza dell’inquinamento atmosferico per la salute umana, la segnalazione e il monitoraggio dei livelli di inquinanti nel tempo sono i primi passi verso la ricerca di soluzioni realistiche e realizzabili.

     

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