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    Durante l’ultima caccia, il Giappone ha ucciso 333 balene di cui 122 erano incinte e 114 cuccioli

    L'uccisione degli esemplari "cuccioli" è stata giustificata come parte del cosiddetto programma "scientifico" di caccia alle balene, con l’obiettivo, a detta dei ricercatori giapponesi di acquisire dati sull’età, le dimensioni e le abitudini alimentari delle balenottere

    Di Gianluigi Spinaci
    Pubblicato il 30 Mag. 2018 alle 14:59 Aggiornato il 12 Set. 2019 alle 08:29

    Nel corso dell’ultima battuta di caccia ai cetacei nelle acque giapponesi dell’Oceano Atlantico, sono state uccise 333 balene.

    Di queste, 181 erano femmine, delle quali 122 incinte, mentre 114 erano esemplari giovani e ancora immaturi.

    A rivelarlo è stato un rapporto redatto dal comitato scientifico della Commissione baleniera internazionale, nel quale si legge che “il tasso di gravidanza apparente degli animali campionati era elevato (95,3 per cento)”.

    La caccia ai cetacei è inoltre avvenuta utilizzando arpioni con punte munite di granate esplosive, un metodo controverso visto che l’animale muore sul colpo solamente dal 50 all’80 per cento delle volte.

    L’uccisione degli esemplari “cuccioli” è stata giustificata come parte del cosiddetto programma “scientifico” di caccia alle balene, con l’obiettivo, a detta dei ricercatori giapponesi di acquisire dati sull’età, le dimensioni e le abitudini alimentari delle balenottere che nuotano tra l’Australia e l’Antartide.

    I documenti pubblicati mostrano che il Giappone ha classificato le ultime mattanze come “campionamento biologico” che mira a indagare “la struttura e le dinamiche dell’ecosistema marino dell’Antartico”.

    Nonostante la “scusa” della ricerca scientifica, il Giappone consente anche la vendita della carne di balena nei mercati e nei ristoranti.

    Nel corso dell’ultima caccia in mare, una baleniera giapponese, dopo aver avvistato un gruppo di balenottere, ne ha identificate due e le ha arpionate.

    Le balene sono poi state trasportate alla nave di ricerca Nisshin Maru, che aveva a bordo 12 cosiddetti “ricercatori”.

    Il Giappone afferma di dover estrarre il contenuto dello stomaco delle balene “per stimare la composizione e il consumo delle prede”, in quanto lo spessore, il peso e la circonferenza del grasso sarebbero indispensabili per studiare le condizioni nutrizionali dell’animale.

    Il governo giapponese sostiene che, per stimare l’età di una balena, sono necessari “metodi di campionamento letali”, che comportano l’esame dell’estensione dei tappi di cerume che si accumulano nelle orecchie di una balena nel corso della sua vita.

    Delle 344 balene a cui le navi nipponiche hanno sparato i loro arpioni muniti di granate, 11 sono riuscite a scappare, nascondendosi tra i densi ghiacci marini .

    La responsabile del programma dell’International Humane Society, Alexia Wellbelove, ha dichiarato: “L’uccisione di 122 balene in stato di gravidanza è una statistica scioccante ed evidenzia la crudeltà della caccia alle balene in Giappone”.

    Secondo Wellbelove, si tratta di “un’ulteriore dimostrazione, se ce ne fosse bisogno, della natura veramente raccapricciante e non necessaria delle operazioni di caccia alla balena, specialmente quando le indagini non letali si sono dimostrate sufficienti per la ricerca scientifica”.

    Wellbelove ha aggiunto che l’Australia dovrebbe inviare “il più forte messaggio possibile al Giappone per fermare i suoi programmi letali di caccia alla balena”.

    La controversia tra Australia e Giappone sulla caccia alle balene va avanti da anni, con le baleniere giapponesi che vanno a caccia di cetacei nel Santuario dei cetacei dell’Oceano Antartico, con grande disappunto del governo australiano.

    Nel 2008 l’Australia ha denunciato il Giappone alla Corte internazionale di giustizia, intimandolo di cessare la caccia entro la zona economica esclusiva dell’Australia.

    Il Giappone, dal canto suo, ha ignorato la denuncia non riconoscendo la sovranità dell’Australia sulle acque contestate.

    Il responsabile per l’ambiente del partito laburista australiano Tony Burke ha detto che il governo “non può continuare a chiudere un occhio su questo punto: è spaventoso”.

    “Non c’è nulla di scientifico nell’arpionare una balena incinta, tagliarla e metterla su un piatto. La posizione del Giappone su questo è assurda e il governo australiano non deve tacere”, ha aggiunto.

    Il ministro per l’ambiente e l’energia australiano, Josh Frydenberg, ha detto che il suo governo è “profondamente deluso” dall’attività di caccia alle balene giapponese.

    “Il governo ha presentato rimostranze ai massimi livelli in Giappone e continuerà a farlo”, ha detto.

    Frydenberg ha affermato che l’Australia aveva in precedenza avviato un procedimento contro il Giappone di fronte alla Corte internazionale di giustizia e stava lavorando con la Commissione baleniera internazionale per porre fine alla caccia commerciale e cosiddetta scientifica, oltre a promuovere la conservazione delle balene e un maggiore controllo della caccia alle balene anche in Giappone.

    L’ambasciata giapponese in Australia ha rilasciato un commento sostenendo che il suo programma di caccia alle balene è stato effettuato “in conformità con la Convenzione internazionale per la regolamentazione della caccia alle balene”.

    Secondo quanto è stato riferito, il Giappone intende catturare circa 4mila balene nei prossimi 12 anni riprendendo anche formalmente la caccia a fine commerciale.

    Queste due foto mostrano i cetacei all’interno di una baleniera alle quali viene aperto lo stomaco e vengono prelevati gli organi (IMMAGINI FORTI)
    photo: EcoWatch

    Leggi anche: Nelle isole Faroe è ricominciato il Grindadráp, la mattanza delle balene

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