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    Cosa c’è dietro il video del cucciolo di orso che ha commosso il web | VIDEO

    Il cucciolo di orso che cerca di arrampicarsi su una scarpata per raggiungere la madre. Credit: Twitter/

    L'orso che si affanna ad arrampicarsi sulla scarpata nel tentativo di raggiungere la mamma in realtà stava scappando dal drone che li stava riprendendo dall'alto

    Di Cristiana Mastronicola
    Pubblicato il 8 Nov. 2018 alle 19:54 Aggiornato il 12 Set. 2019 alle 02:54

    Il video in cui un cucciolo d’orso prova ad arrampicarsi su una scarpata innevata nel tentativo di raggiungere la mamma ha fatto il giro del mondo e commosso il web, ma cosa si cela dietro lo sforzo del piccolo di arrivare in cima alla montagna?

    La verità è che i due orsi, la mamma e il suo cucciolo, stavano scappando proprio da quel drone che volava sulle loro teste per registrare le immagini diventate presto virali. Il drone ha spaventato talmente tanto i due animali, tanto da spingerli a scalare la scarpata. Questo perché, come afferma Mark Ditmer, biologo della Boise State University, gli orsi reagiscono malissimo ai droni. Il loro battito cardiaco accelera all’impazzata quando questi oggetti si avvicinano.

    In tanti cercano di mettersi al riparo e mentre cercano di farlo si mettono in situazioni di pericolo; altri invece rimangono fermi, immobili, senza muovere un muscolo, bloccati dalla paura. La polemica è scoppiata dopo che la divulgatrice Ziya Tong ha pubblicato su Twitter il video, che è arrivato all’attenzione di alcuni esperti che hanno addossato la colpa della fuga dei due animali al drone.

    La polemica scoppiata con il video del piccolo orso apre una discussione più ampia a proposito dell’utilizzo dei droni per riprendere la natura selvaggia. Secondo quanto affermato sulla rivista scientifica Current Biology da due scienziati, è necessario usare sempre molta cautela quando si intende utilizzare un drone nei pressi degli animali. Le reazioni, infatti, che si tratti di orsi o di cani, sono assolutamente imprevedibili e cambiano di specie in specie.

    Un altro elemento importante, sempre secondo i due scienziati, è l’uso di apparecchiature silenziose. Spesso è proprio il rumore dei droni a inquietare e spaventare di più gli animali. Le telecamere, poi, dovrebbero essere abbastanza potenti da riuscire a riprendere anche a distanza elevata, sempre per evitare che gli animali si spaventino troppo.

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