A Susegana, in provincia di Treviso, nel cuore delle colline patrimonio Unesco dove si produce il prosecco, circa 300 tra cittadini e imprese locali lo scorso aprile si sono messi insieme per generare e condividere energia pulita. È la Comunità energetica rinnovabile di Borgoluce, dal nome dell’azienda agricola che ospita i due impianti fotovoltaici su cui si regge l’iniziativa (potenza complessiva installata: 408 kW). La comunità è sostenuta da Enel, azienda guidata da Flavio Cattaneo, la cui rete elettrica è fondamentale per consentire la condivisione dell’energia. In gergo tecnico si parla di “autoconsumo virtuale”: l’elettricità, cioè, viene prodotta in un luogo – in questo caso l’azienda agricola – e consumata in un altro – le utenze dei membri della comunità – utilizzando la rete come una sorta di “serbatoio” per bilanciare la produzione e il prelievo dell’energia. Gli aderenti, che mantengono il proprio contratto di fornitura, possono beneficiare degli incentivi previsti dal Gse (Gestore dei Servizi Energetici). Enel, inoltre, prevede in loro favore un’offerta di fornitura green dedicata. Così il vantaggio è sia per la collettività, con la riduzione delle emissioni di anidride carbonica, sia per il singolo, con importanti risparmi sulle bollette.
Secondo gli ultimi dati del Gse, in Italia sono 421 le Comunità energetiche rinnovabili (Cer) attive, per un totale di circa 3.600 utenze coinvolte.
Le Cer sono aggregazioni tra cittadini, imprese, enti pubblici, cooperative e altri soggetti che decidono di unirsi per produrre, consumare e condividere energia proveniente da fonti rinnovabili. Ciascuna comunità è composta da uno o più impianti green collegati alla rete elettrica: di norma si tratta di pannelli fotovoltaici, ma ci si può affidare anche a impianti idroelettrici, a biogas, a biomassa o eolici. L’energia prodotta viene autoconsumata tramite il meccanismo del cosiddetto “autoconsumo diffuso” (che può essere “fisico” o “virtuale”, a seconda che produzione e consumo avvengano o meno nello stesso luogo).
Regole e vantaggi
Per poter costituire una Cer in Italia bisogna rispettare essenzialmente due semplici regole: tutti i partecipanti devono essere connessi allo stesso ambito territoriale (che tipicamente coinvolge tre o quattro Comuni o due o tre quartieri di una città) e gli impianti non devono superare 1 MW di potenza (questa regola assicura che l’energia resti davvero condivisa su scala locale, generando vantaggi diretti nel territorio).
Il nuovo decreto del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, in vigore dal 26 giugno 2025, ha introdotto numerose semplificazioni e ha esteso la possibilità di accedere agli incentivi economici. In particolare, tra i possibili destinatari del contributo a fondo perduto fino al 40% previsti dal Pnrr sono stati inclusi anche i Comuni fino a 50mila abitanti (prima la misura era limitata ai municipi fino a 5mila abitanti); è stata introdotta la possibilità di richiedere un anticipo per le spese iniziali fino al 30% del contributo spettante; sono state rese finanziabili con contributo anche le spese propedeutiche ammissibili anche se precedenti all’avvio cantiere; è stata introdotta una maggiore flessibilità sulle tempistiche, con le domande che devono essere presentate entro il 30 novembre 2025, i lavori di realizzazione dell’impianto che devono concludersi entro il 30 giugno 2026 e l’impianto che deve entrare in esercizio entro 24 mesi dalla conclusione ma non oltre il 31 dicembre 2027. Inoltre, è stato stato previsto che quasi la metà dei benefici da condivisione sia riservato a soggetti non imprenditoriali (famiglie, enti del terzo settore, realtà locali, persona in povertà energetica).
Il know-how necessario
Le Cer sono un motore fondamentale per la transizione ecologica: rafforzano il ruolo attivo dei cittadini e delle amministrazioni locali, promuovendo la sostenibilità ambientale e l’indipendenza energetica. Attraverso la comunità, l’energia diventa un bene condiviso, da produrre e usare insieme, in un sistema più resiliente, diffuso e consapevole. Le Cer, inoltre, contribuiscono alla riqualificazione profonda delle aree ove sorgono, siano esse zone urbanizzate o magari meno, come borghi in fase di spopolamento. Tutto ciò ha un valore non indifferente anche dal punto di vista immobiliare, finanziario e soprattutto sociale. I cittadini diventano protagonisti del cambiamento, scegliendo con senso di responsabilità di essere promotori di un’iniziativa virtuosa per loro e per il territorio.
Ma i cittadini non hanno gli strumenti tecnici per fare tutto da soli. È necessario quindi un soggetto con il know-how adeguato che li supporti nella fase di costituzione e gestione della comunità. È qui che entrano in gioco aziende come Enel, che in qualità di “service provider” offrono supporto integrato nella gestione delle pratiche, nella gestione della Cer e nell’attivazione della condivisione energetica. Sono le aziende che supportano le comunità a trovare gli iscritti interessati a condividere l’energia: ciò grazie anche a piattaforme digitali che trasformano le Cer in veri e propri agglomerati.
In questo senso, merita una menzione speciale la Fondazione Cer Italia, una delle prime comunità energetiche di respiro nazionale e a trazione pubblica. Operativa già dal 2023, vede come membri 43 Comuni da tutta Italia, in particolare enti sotto i 5mila abitanti che non hanno la forza per costituire una comunità energetica ma che, facendo parte della Fondazione, possono usufruire del 40% di contributo a fondo perduto del Pnrr. La Fondazione Cer Italia è sostenuta da Enel, che supporta i membri anche con proposte per l’energia elettrica e il gas e soluzioni per la realizzazione di impianti fotovoltaici, dedicate in particolare alle pubbliche amministrazioni e alle piccole e medie imprese aderenti alla Fondazione.