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    Caccia alle balene: in Islanda c’è un piano per ucciderne più di 2mila

    Di Veronica Di Benedetto Montaccini
    Pubblicato il 22 Feb. 2019 alle 11:14 Aggiornato il 12 Set. 2019 alle 02:48

    Le autorità islandesi hanno annunciato un piano per uccidere più di 2.000 balene in un arco temporale di cinque anni. La decisione ha scatenato l‘ira degli ambientalisti.

    Nonostante il mercato globale di carne di balena stia andando sempre peggio e ci sia anche un calo del sostegno dell’opinione pubblica, il governo islandese ha deciso di continuare la carneficina a dispetto del divieto internazionale sulla caccia alle balene.

    I balenieri saranno autorizzati ad arpionare balene e balenottere nelle acque islandesi ogni anno, fino al 2023. La scorsa estate, l’Islanda è stata al centro di polemiche dopo aver riferito di aver ucciso due rari ibridi di balenottera azzurra e almeno una dozzina di femmine incinta. Il ministro con delega alla pesca, Kristjan Thor Juliusson, ha detto che “questi numeri sono sostenibili e basati sulle più recenti ricerche scientifiche”.

    “La decisione del governo islandese di continuare ad uccidere le balene – tra gli esseri più pacifici e intelligenti del pianeta – è moralmente ripugnante e finanziariamente in bancarotta”, ha detto Vanessa Williams-Gray, un’attivista per la preservazione delle balene e dei delfini.

    Annunciando la sua nuova quota, il governo ha citato i benefici economici della caccia alle balene, così come i dati ufficiali che mostrano che le popolazioni della balenottera comune, una volta in via di estinzione, adesso sono di nuovo in crescita.

    “Durante il conteggio più recente nel 2015, la loro popolazione nel Nord Atlantico centrale è stata stimata a 37.000, un numero triplicato rispetto al censimento del 1987”, si legge in una nota governativa. Anche l’International Union for Conservation of Nature ha parlato di esemplari di balena in aumento.

    Ma data l’incertezza sui numeri di balene globali e le molteplici minacce che affliggono questi mammiferi marini, gli attivisti hanno detto che questo non dovrebbe essere considerato come un semaforo verde per il via alla caccia.

    Uno dei punti chiave del dibattito è il fattore economico. Animalisti e operatori nell’industria del turismo balenare  sono contrari alla caccia. “In Islanda le balene valgono più vive che morte”, hanno spiegato i lavoratori del settore del turismo.

    Il fatturato del turismo dedicato alle balene è stato di 3,2 miliardi di corone (20 milioni di sterline) nel 2017, mentre la caccia alle balene ha portato solo 1,7 miliardi di corona, secondo un rapporto dell’Università islandese.

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