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Sotto il cielo della Rambla

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Il numero dei senzatetto a Barcellona è aumentato del 32% dall'inizio della crisi

Lì, davanti a tutti, c’è Javier Ocaña. È stato tra i primi ad arrivare. Quasi tutti quelli della fila lo conoscono e si avvicinano per salutarlo. Lui, sorridente, distribuisce alcuni degli oggetti che ha trovato durante la giornata: a una donna passa una bottiglietta di Coca Cola; ad un altro, un braccialetto. Ai suoi piedi, un cesto per la spesa zeppo di arnesi.

“Sai”, mi dice, “io sono come ‘Sberla’ dell’A-Team: il mio obiettivo è procurare quello che agli altri costa fatica. Per questo, raccolgo per strada ciò che può essere utile e lo riutilizzo”. Dell’affascinante protagonista della serie TV, Javier ha anche la rasatura impeccabile e un sorriso malizioso che coinvolge anche gli altri suoi compagni, alcuni dei circa 3.000 senzatetto che vivono a Barcellona. Un numero che, secondo uno studio della Rete di attenzione alle persone senza fissa dimora della città, è aumentato del 32% dal 2008 al 2012 ed è sicuramente cresciuto negli ultimi mesi.

Tra le righe dei dati ufficiali, affiora con decisione il chiacchiericcio allegro che ogni lunedì e martedì sera invade il lastricato della Rambla. Alle 21 in punto, le luci colorate dei neon dei ristoranti e dei teatri d’intorno illuminano i volti di Javier e del centinaio di persone che aspettano in fila per ricevere la cena distribuita dall’associazione No + fam (‘Non più fame’). Sono quasi tutti uomini e la maggior parte di loro ha tra i 26 e i 45 anni; circa 1.000 sono accolti nelle strutture del comune o in uno degli alloggi messi a disposizione dalle associazioni che forniscono aiuto e solidarietà. Altri – all’incirca 800 persone in tutta la città – dormono invece in rifugi di fortuna.

Come Francisco R.P., un ex tecnico di controllo-qualità di una multinazionale della carta, che da 3 anni è senza lavoro e da 6 mesi ha creato il suo rifugio in un angolo della Barceloneta, il quartiere dei pescatori. Francisco è stato sfrattato da casa sua perché non poteva pagare il mutuo, la stessa sorte che solo nel 2012 è toccata a circa 100 mila persone in Spagna, il 30% delle quali vivono in Catalogna. Da quando gli è finito il sussidio di disoccupazione, poi, Francisco non ha avuto altra opzione che rivolgersi ai servizi sociali .

“Se tutto questo mi fosse capitato in Francia o in Germania”, mi spiega, “sono sicuro che non ne sarei venuto fuori. Qui invece fai la fame solo se lo vuoi”. Francisco riconosce nella solidarietà dei cittadini di Barcellona un appiglio per i momenti più duri. “Se vedi tutto nero finisce che perdi la dignità. Io continuo a dare valore alle piccole cose, ai gesti. Sai, poco tempo fa qualcuno ha lasciato una busta di panini vicino al mio rifugio”.

È arrivata la cena. Questa sera ci sono lenticchie, pasta al pomodoro, un panino e della frutta. I volontari dell’associazione iniziano a distribuire una busta con l’intero menu. La fila si muove in maniera rapida e ordinata. “Hai visto che educazione?”. La voce matura di Francesco Faccio attira la mia attenzione. Francesco è il portavoce di questa associazione e uno dei primi a farne parte. Vicentino di nascita – ma barcellonese da 20 anni – mi spiega le ragioni del loro impegno. “Abbiamo iniziato qualche mese. All’inizio si trattava di sfamare le persone che vivono per strada. Ma con il tempo ci siamo resi conti che la fame era anche di solidarietà, dignità, affetto”.

Ora No + fam prepara 120 pasti, cucinati in casa dalla trentina di volontari dell’associazione o forniti da alcuni ristoranti, e li distribuisce, i primi due giorni della settimana, a chiunque si metta in fila. “Sono stati loro ad iniziare a riunirsi sulla Rambla, perché era centrico e lì si potevano incontrare tutti. Ma hai visto che persone allegre?”.

Poco più in là, sulla strada che costeggia la zona pedonale, passano alcuni manifestanti. Protestano per la chiusura di un centro sanitario della provincia. Alcuni turisti passeggiano nelle vicinanze. Si fermano. Giusto il tempo perché i loro sguardi incuriositi si trasformino in occhiate stupite. Poi continuano. Anche Javier è andato via.

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