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AUDIO SHOCK | “Domani lo arrestano”: prima di sparire, Silvia Romano avrebbe denunciato un caso di pedofilia

 

S&D

Silvia Romano news | “Domani lo arrestano”: l’audio shock prima di sparire

Silvia Romano news | Novità sul caso Silvia Romano arrivano dal quotidiano online Africa Express, in un’inchiesta ripresa anche dal Fatto Quotidiano realizzata da Massimo Alberizzi, secondo il quale, dietro la scomparsa della 23enne in Kenya, ci sarebbero gravi carenze nelle indagini sulla cooperante italiana rapita a Chakama nel novembre 2018.

Ripercorrendo i mesi trascorsi in Kenya da Silvia [qui il suo profilo], l’inchiesta mette in luce nuovi aspetti sulla permanenza della ragazza nel paese africano. Sulle ragioni alla base del sequestro ci sono tre ipotesi: ottenere un riscatto; tapparle la bocca su casi di pedofilia a Likoni; mettere a tacere un caso di molestie a Chakama.

Chi è Silvia Costanza Romano, la volontaria rapita in Kenya

Silvia Romano news | Il periodo alla guest-house Marigold

Tra le varie tappe ripercorse dall’inchiesta, c’è il periodo in cui Silvia ha pernottato alla guest-house Marigold, nel centro di Mombasa. Silvia avrebbe dormito lì in più occasioni: una prima volta il 22 settembre e poi la notte tra il 5 e il 6 novembre, come risulta dai registri. Eppure Alberizzi rileva che in quella struttura la polizia che si occupa delle indagini non ha mai messo piede.

“Quando abbiamo saputo del rapimento della ragazza – ha raccontato il figlio della proprietaria della struttura – pensavamo di ricevere la visita di qualche investigatore, ci siamo meravigliati, non è comparso nessuno”.

Il registro del Marigold Guest House mostra che Silvia ha dormito nella camera 4 (foto di Hillary Duenas per Africa ExPress)

Silvia Romano news | La figura di Daniele Ciarrapica

L’inchiesta si focalizza poi sulla figura di Davide Ciarrapica, 31enne di Seregno che Silvia aveva conosciuto a una festa di beneficienza poco dopo essere arrivata per la prima volta in Kenya, il 22 luglio. Davide è il fondatore della Onlus Orphan’s Dream, con cui Silvia ha fatto un’esperienza di un mese di volontaria.

Secondo la ricostruzione, Silvia aveva seguito il 31enne per diventare volontaria. La ragazza era rimasta nel centro per circa un mese, per poi fare ritorno in Italia, ma solo per pochi mesi. Il 5 novembre era ritornata nel Paese africano, dove era stata accolta in aeroporto proprio da Ciarrapica, con cui aveva trascorso solo un giorno, per poi andare a Chakama, da cui è sparita, con due volontari della Africa Milele, la onlus con cui poi ha lavorato.

L’inchiesta di Africa Express ruota molto attorno a quanto sarebbe accaduto nel centro gestito dal 31enne di Seregno, condannato in Italia a 6 anni di reclusione per aver staccato a morsi un orecchio durante una rissa in discoteca a Milano.

TPI ha contattato Davide Ciarrapica il quale ha dichiarato che risponderà al momento opportuno attraverso il suo avvocato.

Nessuno ha parlato espressamente di pedofilia, ma di “cose poco corrette e imbarazzanti” e di “atteggiamenti strani di Davide e il suo socio”, figlio di famoso politico locale. Dunque Silvia poteva aver visto qualcosa e denunciato.

Nella sua deposizione del 15 maggio scorso alla polizia, Ciarrapica, che peraltro afferma di essere stato ascoltato dai carabinieri del Ros durante una sua visita in Italia in gennaio, dichiara di aver sconsigliato a Silvia di andare e prendere servizio a Chakama.

Silvia Romano news | Cosa aveva detto Ciarrapica a TPI

Lo stesso Ciarrapica, in un’intervista a TPI, aveva dichiarato lo stesso: “Inizialmente, quando lei è stata nel mio orfanotrofio e mi ha detto che voleva andare in questa associazione le ho spiegato che andare nell’altro villaggio era una cosa completamente diversa: ‘Qui sei in un orfanotrofio, hai l’elettricità, c’è la sicurezza, là sei in mezzo alla foresta, al niente’. Ma lei è andata ugualmente. Inizialmente le cose sono andate bene, è rimasta circa un mese”.

Volontaria rapita in Kenya, Fondatore Onlus: “Avvertimmo Silvia che dopo un mese in Africa nessuno è tuo amico, ma non è un’irresponsabile”

Eppure, secondo l’inchiesta, in una email visionata dal giornalista c’è scritto esattamente il contrario. Anzi, sarebbe stato proprio Ciarrapica a consigliarle di andare.

Nell’inchiesta viene raccolta anche la testimonianza di un keniota che lavorava nel centro di Ciarrapica: “No, non credo che ci siano stati casi di pedofilia, però un giorno mi hanno allontanato dicendo: ‘Conosci troppi segreti di questo posto. È meglio che tu vada via’. Licenziato in tronco”, avrebbe riportato al quotidiano.

I rapporti tra Silvia e Ciarrapica riprendono anche dopo la pausa di Silvia in Italia. A novembre, infatti, Silvia torna a Likoni, dove però avrebbe trovato un’accoglienza molto fredda: secondo le indagini del giornalista, la ragazza avrebbe sarebbe stata punita per aver organizzato incontro di beneficenza e non aver raccolto abbastanza fondi.

L’inchiesta raccoglie la testimonianza di uno degli inquirenti kenioti che sta cercando di dipanare l’intricata matassa: “Abbiamo avuto indicazioni che Silvia manifestasse un certo disagio nei confronti della struttura dove, secondo lei, si verificavano molestie nei confronti dei piccoli ospiti. Quell’organizzazione è guardata con una certa benevolenza dalle autorità locali. Il socio e amico di Davide Ciarrapica, nonché proprietario della villa che la ospita, Rama Hamisi Bindo, è figlio di un famoso politico e gode di protezioni insospettabili”.

Silvia Romano news | 11 novembre 2018: il giorno della denuncia

L’11 novembre, nove giorni prima di essere sequestrata, Silvia si reca alla centrale di polizia a denunciare un keniota che per qualche giorno ha soggiornato nello stesso affittacamere in cui da tempo vivono i volontari dell’associazione, Francis Kalama di Marafa, pastore anglicano: lo accusano di atteggiamenti equivoci nei confronti di alcune bambine.

La ricerca di Alberizzi sui registri delle querele della polizia però non porta a nulla. Gli agenti che se ne occupano e controllano i faldoni, non hanno nulla di concreto da consegnare. Ma un prezioso audio che Silvia manda via Whatsapp a un’amica rivela come quella denuncia fosse stata fatta e attendeva anche un seguito:

Silvia racconta di essere andata alla polizia e di aver avuto l’assicurazione che Kalama sarà arrestato e che le bambine saranno “sottoposte a un test medico”. Particolare assai pesante. La promessa comunque non avrà seguito: Kalama è uccel di bosco, sparito. Di lui nessuno ha più traccia, tanto meno gli investigatori, né si pensa abbia mai avuto notifica della denuncia.

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