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Sea Watch, perché lo sbarco a Catania è una trappola

Immagine di copertina
Lo sbarco della Sea Watch a Catania. Credit: ANSA/ORIETTA SCARDINO

La decisione del governo di cambiare all'ultimo minuto destinazione dell'imbarcazione è stata vista dalla Ong come "una mossa politica"

La nave Sea Watch è arrivata al porto di Catania intorno alle 10 del 31 gennaio 2019, ma la decisione del governo di cambiare all’ultimo minuto destinazione dell’imbarcazione è stata vista dalla Ong come “una mossa politica”.

S&D

Nei giorni precedenti la Procura di Siracusa aveva aperto un’inchiesta, coordinata dal procuratore Fabio Scavone: al centro del lavoro del pm c’erano le rotte navali e il comportamento del comandante, che si sospettava avesse deciso di dirigersi verso l’Italia anziché verso la Tunisia, non rispettando le indicazioni del Centro di coordinamento marittimo olandese.

L’ipotesi era stata però smentita dal pm stesso, che nella sua prima valutazione aveva spiegato che “il comandante non ha commesso alcun reato, ha scelto la rotta per lui più sicura” per evitare la tempesta che stava per colpire la nave umanitaria.

Leggi anche: La portavoce della Sea Watch a TPI: “Non potevamo andare in Tunisia, ecco la verità sul perché abbiamo fatto rotta verso l’Italia”

È in questo contesto che arriva la notizia che la nave può finalmente sbarcare in un porto italiano, ma non in quello di Siracusa. Il governo infatti ha indirizzato la nave verso Catania dove, come denunciato dalla Ong Sea Watch, “c’è un procuratore noto per la sua agenda sulle Ong che salvano in mare”.

Carmelo Zuccaro infatti è noto per aver già disposto il sequestro dell’Aquarius e della Open Arms, oltre che per la richiesta di archiviazione delle accuse presentate contro Salvini sul caso Diciotti e per la sua politica anti-Ong.

Subito dopo lo sbarco, fonti investigative hanno però precisato che non è stato disposto il sequestro della nave, almeno per il momento. Tuttavia, il comandante e l’equipaggio saranno sentiti dal pm di Catania.

A quanto pare il lavoro svolto dalla procura di Siracusa non ha soddisfatto le aspettative del governo, compatto nel chiedere il sequestro dell’imbarcazione. La sera prima dello sbarco Salvini aveva anche ribadito di augurarsi che “ad attendere a Catania la nave ci sia un procuratore che voglia indagare sul comportamento di questa Ong”.

Sul tema parole dure sono giunte non solo da Salvini e Di Maio, ma anche dal ministro delle Infrastrutture Toninelli, che minaccia una stretta ancora maggiore sulle Ong: “La Sea Watch non ha rispettato il diritto marittimo. È normale che una Ong vada nel mare libico decidendo a cavoli propri e invece di portare i migranti in Tunisia dove si trova il porto sicuro più vicino si diriga verso nord in Sicilia per cercare pubblicità? Ti devi coordinare con la Guardia costiera”.

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