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Home » Esteri

Cos’è il Daca abrogato da Trump e chi sono i dreamers

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Il procedimento del 2012 voluto da Barack Obama, permetteva agli immigrati arrivati da bambini negli Stati Uniti di ritardare di almeno due anni la "deportazione"

Lo scorso 5 settembre il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha deciso di porre fine al provvedimento noto come Daca (Deferred Action for Childhood Arrivals program), che consente agli immigrati irregolari, entrati negli Stati Uniti da bambini seguendo i propri genitori, di evitare il rimpatrio e ricevere un permesso di lavoro biennale e rinnovabile.

S&D

Il provvedimento era stato voluto dal predecessore di Trump, Barack Obama, nel 2012. I beneficiari di questo provvedimento sono conosciuti come dreamers.

Cosa prevede?

Il procedimento del 2012 attuato dal dipartimento della Sicurezza Interna degli Stati Uniti, permetteva agli immigrati arrivati da bambini negli Stati Uniti di ritardare di almeno due anni la “deportazione” (con la possibilità di rinnovare il permesso alla scadenza).

Il nome dreamers deriva da DREAM act, una legge del 2001, bloccata al Congresso e poi ripresa da Obama nel 2012 con il Daca.

Non tutti i dreamers, però, sono diventati beneficiari del Daca. Per rientrare nel programma, come scrive Vox, gli immigrati devono essere arrivati negli Stati Uniti prima del 2007 a un’età inferiore ai 15 anni al momento del loro arrivo e con un’età inferiore ai 31 anni quando il Daca è stato approvato nel 2012. I richiedenti devono inoltre non avere precedenti penali, essere iscritti a scuola o avere un diploma. E soprattutto bisogna fare richiesta. Si stima infatti che al momento circa 1,3 milioni di persone potrebbero averne diritto, ma solo 800mila rientrano nel programma.

Quanti immigrati riguarda?

Il cosiddetto Daca, quando fu approvato, concesse permessi temporanei di lavoro a 5 milioni di immigrati senza documenti, arrivati negli Stati Uniti. Questa cifra rappresentava il numero più alto di permessi mai concessi da una amministrazione statunitense. Nel 1986 fu Ronald Reagan a fare un intervento simile, e legalizzò quasi 3 milioni di clandestini residenti negli Stati Uniti.

Attualmente sono 800mila i dreamers presenti sul territorio statunitense, 741,546 per l’esattezza, secondo lo U.S. Citizenship and Immigration Services, il 46 per cento dei quali sta ancora frequentando le scuole. Si tratta in totale dello 0,2 per cento del totale della popolazione statunitense. La maggior parte dei dreamers hanno più di vent’anni.

Gli 800mila lavoratori che godono di questo diritto contribuiscono per 30,5 miliardi di dollari al prodotto interno lordo nazionale. Secondo il Centre for American Progress, nei prossimi dieci anni, i beneficiari del Daca contribuiranno per 460,3 miliardi di dollari al prodotto interno lordo statunitense.

La maggior parte di essi proviene da Messico, El Salvador, Guatemala, Honduras e Corea del Sud, seguiti da Perù, Brasile, Ecuador, Colombia e Filippine.

Cosa succederà adesso?

La Casa Bianca ha annunciato che il governo non accetterà più le richieste di protezione sotto il Daca, ma che per il momento non ci saranno ripercussioni per gli attuali 800mila beneficiari del programma, nel tempo nominati come dreamers.

Nell’annunciare la decisione di revocare il provvedimento preso dal presidente Barack Obama, il ministro della Giustizia statunitense Jeff Sessions ha rimesso al Congresso la responsabilità sul tema, cui viene riconosciuta un periodo di tempo di sei mesi per agire.

Jeff Sessions ha cercato di inquadrare la questione nel merito del solo diritto costituzionale, dicendo che la motivazione per cui il programma viene abrogato è perché si trattava di un provvedimento incostituzionale.

L’ex presidente degli Stati Uniti Barack Obama ha definito “sbagliata e crudele” la decisione dell’amministrazione Trump di abrogare il Daca. La misura era stata adottata per tutelare gli immigrati irregolari arrivati da minorenni negli Stati Uniti, ritenuti per questo non responsabili della violazione della legge. Obama non è stato l’unico a criticare aspramente il provvedimento.

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