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L’avvocato della famiglia Regeni al Cairo rimarrà in carcere fino al 6 novembre

Immagine di copertina
Ibrahim Metwally

"Gli sono stati tolti tutti i vestiti e il suo corpo è stato sottoposto a scosse elettriche. È in isolamento, senza energia elettrica, e la cella è piena di spazzatura", riferisce a TPI Mohammed Lotfy

Il 24 ottobre, l’Egypt’s State Security Prosecution (SSP), il tribunale di sicurezza nazionale legato al ministero dell’Interno egiziano, ha deciso che il legale della famiglia Regeni al Cairo, Ibrahim Metwally, resterà in carcere altri 15 giorni.

S&D

Siamo al terzo rinnovo consecutivo: la medesima decisione era stata presa il 9 ottobre e il 20 settembre.

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Il 13 settembre dallo stesso organismo era stata confermata la decisione di tenere prigioniero il legale. Mohammed Lotfy, responsabile della Commissione egiziana per i diritti e le libertà (ECRF), aveva dichiarato a TPI che il 20 settembre era stato deciso il rinnovo della detenzione per altri 15 giorni.

“Metwally ha raccontato ai nostri avvocati di aver subito torture durante il suo periodo di detenzione nella sezione di massima sicurezza Scorpion, del carcere di Tora, a sud del Cairo”, ha detto Lotfly.

“Gli sono stati tolti tutti i vestiti e il suo corpo è stato sottoposto a scosse elettriche. È in isolamento, senza energia elettrica, e la cella è piena di spazzatura”.

Il 23 ottobre, ECRF ha lanciato una petizione per chiedere il rilascio immediato di Ibrahim Metwally, dalla quale sono emersi ulteriori dettagli sullo stato del legale durante la prigionia.

Secondo i suoi difensori, Metwally è stato messo in una cella sporca con un gabinetto inadatto alle funzioni umane; l’elettricità nella cella è stata tolta e l’unica fonte di luce proveniente dalla finestra è stata chiusa; la cella è stata poi inondata con acqua.

Inoltre, gli è stato negato l’utilizzo di tutti i prodotti per l’igiene personale e l’uso di biancheria intima. Di conseguenza, durante l’udienza del 20 settembre, Metwally è apparso davanti all’accusa in abiti sporchi sotto i quali non indossava biancheria intima. Dopo aver presentato denuncia presso l’accusa, Metwally è stato trasferito in un’altra cella.

Anche se le condizioni dell’attuale cella sono migliori, gli è comunque impedito di uscire anche solo per la normale camminata nell’area apposita concessa agli altri detenuti.

Inoltre, secondo quanto riporta Lotfy, il mese scorso un comitato delle autorità per gli investimenti, accompagnato da responsabili della sicurezza statale e dalla polizia, ha fatto irruzione nel suo ufficio di ECRF.

“Hanno annunciato di voler chiudere la società e porla sotto sigilli. L’avvocato che era presente al momento dell’irruzione ha spiegato loro che si tratta di un studio legale e solo per questo motivo al momento hanno desistito”.

Lotfy, che ha collaborato e tuttora collabora con Ibrahim Metwally al caso di Giulio Regeni, ha spiegato che il comitato ha annunciato l’intenzione di tornare la prossima settimana.

Lo stesso comitato aveva ispezionato gli uffici di ECRF a ottobre del 2016, pubblicando una relazione nella quale si rilevava nello studio la presenza di volumi sui diritti umani e sulle sparizioni in Egitto, attività dai contorni politici e pertanto distante da quella prevista per uno studio legale.

Metwally è accusato di avere stabilito un canale di comunicazione con non meglio precisate entità straniere, allo scopo di mettere in pericolo la sicurezza dell’Egitto. L’avvocato è rinchiuso a Tora dal 10 settembre, giorno di cui si erano perse le tracce dell’uomo.

Intanto la Commissione egiziana per i diritti e le libertà (ECRF) si dice preoccupata per il tentativo del governo egiziano di intimidire la sua attività con visite a sorpresa tese a chiudere l’ufficio in cui opera al Cairo.

La famiglia Regeni è profondamente preoccupata per i loro avvocati e consulenti al Cairo. “Ancora una volta, sembra che la libertà e la sicurezza di chi ci aiuta a far luce sulla morte di Giulio sono a rischio” hanno dichiarato i coniugi Paola e Claudio Regeni di concerto con l’avvocato Alessandra Ballerini.

Troppe sono le coincidenze che preoccupano i Regeni e l’ECRF evidenziate mediante comunicato stampa:

  • Meno di un mese fa la commissione ha pubblicato la sua relazione annuale sulle scomparse forzate in Egitto, documentando 378 casi tra agosto 2016 e agosto 2017 ed etichettando gli apparati egiziani come i principali autori”, spiegano i responsabili di ECRF.
  • Il 5 settembre 2017 il governo egiziano ha bloccato il sito web di ECRF
  • Il 13 settembre l’avvocato Ibrahim Metwally, coordinatore dell’Associazione delle famiglie delle vittime di sparizioni forzate in Egitto, è stato arrestato ed è tuttora imprigiano nel carcere di Tora, dopo aver subito torture in cella.
  • Ultima, ma non meno importante coincidenza, riguarda il viaggio della famiglia Regeni accolta proprio da ECRF al Cairo nei prossimi giorni.
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