I siriani della stazione di Milano
Le foto di Stefano Vergari ci raccontano dei tanti siriani che hanno trovato assistenza nel mezzanino della stazione di Milano
Dal 2011 a oggi, la guerra civile in corso in Siria ha portato 200mila morti, oltre tre milioni di rifugiati e un terzo della popolazione sfollato. Nel 2014 42.323 siriani – tra cui oltre 10mila minori – hanno raggiunto l’Italia, in fuga dalla guerra.
Molti di questi hanno trovato assistenza e rifugio al mezzanino della stazione centrale di Milano, dopo che i centri per rifugiati del capoluogo lombardo erano ormai pieni. Un luogo in cui i siriani arrivano con treni provenienti dal sud Italia, luogo di approdo dopo lunghi viaggi in barconi sovraccarichi attraverso il Mediterraneo.
Viaggi che solo i più fortunati riescono a portare a termine, e durante i quali un numero incalcolabile di persone perde la vita.
Al mezzanino della stazione centrale di Milano, un gruppo di volontari, riunitisi nell’associazione Soserm (Sos emergenza rifugiati Milano), dà accoglienza ai numerosi siriani che ogni giorno raggiungono la stazione centrale di Milano e che, lo scorso agosto, hanno raggiunto la media di 300 al giorno.
Tra i volontari che lavorano alla stazione centrale, c’è anche il fotografo Stefano Vergari, che ha deciso, attraverso la sua macchina fotografica, di raccontare la vita dei siriani che hanno trovato rifugio a Milano e il lavoro dei volontari che ogni giorno si danno da fare al mezzanino.
Le foto di Vergari vogliono dimostrare che i siriani in fuga dal conflitto non sono solo un numero, o una statistica, ma persone in carne e ossa con le loro storie, le loro vite, che hanno dovuto affrontare un viaggio rischiosissimo per raggiungere l’Italia.
Il nostro Paese, stando a quanto ci ha riferito il fotografo, non è mai la meta definitiva dei profughi. Lo raggiungono sperando di poter arrivare ai Paesi del nordeuropa, soprattutto Germania, Olanda e Svezia dove, spesso, hanno già amici o familiari.
I siriani che arrivano sono quasi sempre persone provenienti dalla borghesia del loro Paese, persone che si sono potute permettere di spendere decine di migliaia di euro per compiere il rischiosissimo viaggio in un barcone o che, per farlo, hanno dovuto vendere la propria casa.
I volontari, invece, spesso hanno il timore di non fare abbastanza per i siriani i quali, però, sono molto grati verso di loro, come le foto di Vergari dimostrano: molte volte, infatti, i rifugiati si fotografano insieme ai volontari del mezzanino che sono diventati un vero e proprio punto di riferimento per le loro vite.