Il Rock n’ roll ai tempi dell’Unione Sovietica
Le foto inedite di Igor Mukhin documentano il fiorire della cultura musicale underground a Leningrado (oggi San Pietroburgo) durante la Perestroika
Il fotografo russo Igor Mukhin con la sua opera ha raccontato i momenti cruciali della storia culturale della Russia, dalle sottoculture rock di Leningrado (oggi San Pietroburgo) alle manifestazioni di Mosca nel 2011.
Il suo ultimo libro, I’ve Seen Rock n’roll – Ho conosciuto il Rock n’roll – si concentra sull’eccezionale, unica e brevissima storia della nascita e dello sviluppo nella scena musicale di Leningrado della cultura rock durante la perestroika degli anni Ottanta.
La perestroika, cioè il programma di riforme inaugurato da Michail Gorbaciov, appena eletto segretario del partito comunista dell’URSS, fu un periodo di ritrovate libertà civili e di fermento culturale.
Mukhin ha fotografato i musicisti e i giovani che frequentavano l’ambiente underground nella Leningrado degli anni Ottanta, nella vita quotidiana e durante i concerti organizzati in edifici fatiscenti, magazzini abbandonati o negli scantinati, catturando la febbrile atmosfera di trasformazione che viveva la Russia di quegli anni.
Una sottocultura impensabile prima dell’arrivo della perestroika. A guidare il cambiamento c’erano tutti quei giovani rimasti troppo tempo intrappolati al di là della Cortina di Ferro, la linea di confine tra il mondo sovietico e il resto dell’Europa. Un’atmosfera di improvvisa libertà dove anche un concerto o incidere un disco era un modo per fare protesta.
“Non sapevamo cosa c’era oltre la Cortina di Ferro e la musica di band come Kino e Aquarium risvegliarono le nostre menti. I tempi stavano cambiando e decisi di iniziare a scattare fotografie”.
Suonare una chitarra elettrica, indossare jeans americani e incontrarsi per un concerto erano le massime libertà mai concesse alle giovani generazioni russe. Eppure, gli stessi giovani non potevano certo immaginare che la fine della nazione come l’avevano finora conosciuta fosse così vicina.
E infatti, a guardarle adesso, le foto di Mukhin non sono solo una cronaca della scena musicale, ma documentano i contrasti dell’epoca e il suo rapido movimento verso una direzione sconosciuta.
Perché i simboli del vecchio modo di vivere ancora sopravvivono. Sullo sfondo delle foto che ritraggono una gioventù rock e ribelle, le fabbriche continuano a lavorare, i dirigenti del partito prendono ancora le loro decisioni chiusi nelle stanze del potere, i simboli della falce e martello dominano gli edifici.
Tutto il mondo raccontato nelle foto di Mukhin sarebbe scomparso in fretta, nei primi anni Novanta: comunismo, Unione sovietica e anche quella scena rock che così fieramente si era opposta al conformismo.