Il bestseller pornografico del Rinascimento
A Manchester sono in mostra le opere di un incisore rinascimentale italiano, Marcantonio Raimondi, considerato l'uomo che ha dato il via alla pornografia di massa
È stata inaugurata il 30 settembre e proseguirà fino al 23
aprile 2017 la mostra della Whitworth Art Gallery di Manchester che vede esposte le opere di un incisore rinascimentale italiano, Marcantonio
Raimondi, il cui nome è poco noto ma i cui imitatori, anche inconsapevoli,
continuano a essere apprezzati ancora oggi.
Raimondi, nato a Bologna nel 1480 circa e morto nel 1534, fu
all’epoca molto noto nella sua professione e collaborò con giganti come
Raffaello, ma il suo maggiore lascito alle generazioni future non sta tanto nel
suo talento artistico, quanto nei soggetti da lui rappresentati nelle sue
opere, che possono essere considerate uno dei primi esempi di pornografia.
Per aver inciso una serie di disegni di Giulio Romano a
soggetto erotico conosciuta come I Modi,
Raimondi fu anche condannato al carcere, ma ormai la diffusione delle immagini
aveva dato il via a una produzione che nei secoli sarebbe diventata sempre più
di massa.
Romano era infatti un allievo di Raffaello, morto alla
giovane all’età di 37 anni, e proseguì il rapporto di collaborazione del suo
maestro con lo stampatore Raimondi, proponendogli però nel 1524 sedici immagini
decisamente osé che volevano
rappresentare una variegata serie di posizioni sessuali (i “modi” del titolo).
Mentre però Giulio Romano aveva lasciato Roma e si era
stabilito come apprezzato artista di corte a Mantova, Raimondi pagò il peccato
di aver reso popolari e disponibili quelle immagini, e per
questo fu imprigionato, almeno finché il famoso poeta dell’epoca Pietro Aretino
non supplicò il papa di rilasciarlo.
Paradossalmente, invece di evitare ulteriori rischi, i due
decisero di collaborare e nel 1527 I Modi
venne ristampato con l’aggiunta di 16 sonetti licenziosi di Aretino, diventando
notissimo in tutta Europa e iniziando di fatto in questo modo la produzione di
pornografia di massa, che com’è noto ha ancora grande successo cinquecento anni
dopo.