Celebrando il capodanno persiano
Il nuovo anno coincide con il primo giorno di primavera e dura tredici giorni
Nowruz è il capodanno persiano e coincide con il primo giorno di primavera. La sua origine risale forse a più di 3mila anni fa e oggi viene celebrato, oltre che naturalmente in Iran, anche in Afghanistan, Azerbaigian, Tagikistan, Albania, Turchia, Uzbekistan, Kazakistan, Kirghizistan, Turkmenistan.
Nel 2010 l’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha riconosciuto la Giornata Internazionale del Nowruz.
Nowruz è una parola persiana composta da due termini, now, che letteralmente vuol dire “nuovo” e ruz, “giorno”. Ciò che caratterizza il capodanno persiano è la tradizione delle haft-sin (le “sette S”), ossia sette cibi il cui nome inizia con la lettera “s”, ognuno con un preciso significato e simbolo.
1. Sabzeh, i germogli di frumento e legumi, di solito grano o lenticchia, fatti crescere in un piatto, simboleggiano la rinascita;
2. Sib, la mela, rappresenta la bellezza e la prolificazione;
3. Sir, l’aglio, vuol dire salute, in quanto antidoto della malattia;
4. Serkeh, l’aceto, sta a significare la pazienza;
5. Somaqh, il sommacco, una spezia usata come acidificante nei cibi, rappresenta la gentilezza;
6. Senjed, la bacca di biancospino, è il simbolo dell’amore;
7. Samanù, un dolce fatto con farina e germogli di frumento, vuol dire forza e abbondanza.
Alle haft-sin nel tempo si sono aggiunti il Corano, il libro dei poemi di Hafez, lo specchio, la moneta, dolcetti, uova sode colorate e i pesciolini rossi, simbolo di audacia e libertà.
Nowruz coincide esattamente con l’equinozio di primavera, che quest’anno cade il 20 marzo alle ore 5:30 del mattino (ora locale). La festa dura tredici giorni durante i quali si fa visita ai parenti. L’ultimo giorno, il 13esimo (sizdeh Be-dar) viene considerato di cattivo auspicio e per sfatare la mala sorte si esce da casa per fare una scampagnata.
Nel corso della storia millenaria della Persia, si è cercato di cancellare o ignorare il Nowruz, ma si tratta di una tradizione profondamente radicata nella cultura del popolo.