Le prime foto a colori di Roma
Una serie di immagini appartenenti alla Library of Congress mostrano la Città Eterna intorno al 1890, ritratta in alcuni scatti colorati attraverso una tecnica dell'epoca
Da millenni la città di Roma è stata fonte d’ispirazione per
ogni genere di artisti, che l’hanno cantata, raccontata, dipinta e, quando la
tecnologia lo ha reso possibile, fotografata.
Se però al giorno d’oggi siamo ormai abituati a guardare le
rappresentazioni fotografiche della Città Eterna a colori, non sempre questo è
stato possibile: passarono molti anni, infatti, da quando la fotografia fu
inventata negli anni Trenta dell’Ottocento a quando fu possibile ottenere delle
stampe cromatiche che riflettessero i veri colori dei soggetti ritratti.
Intorno al 1880, nell’attesa di un procedimento tecnologico
che rendesse possibile tutto questo, un dipendente della società di stampa
svizzera Orell Gessner Füssli inventò il processo Photochrom, che attraverso l’uso
di pietre litografiche riusciva a colorare magicamente le immagini in bianco e
nero.
Utilizzando fino a 15 diverse pietre colorate, si potevano
creare degli “strati” di colore che riempissero del tono desiderato le varie
parti dell’immagine, in modo da offrire un risultato realistico (anche se non
necessariamente corrispondente al reale) e allo stesso tempo dotato di una sua
particolare e magica atmosfera.
In queste immagini custodite dalla Library of Congress degli
Stati Uniti, si vede quindi per la prima volta Roma a colori attraverso questa
tecnica, ritratta intorno al 1890 in tutti i suoi angoli più noti e suggestivi,
in questo caso ancora più affascinanti per le tante tracce dell’epoca, dalle carrozze all’abbigliamento dei cittadini,
senza parlare della grande assenza di turisti.