Le foto dei primi Giochi Mondiali per i popoli indigeni
Circa 2mila atleti di tribù indigene provenienti da tutto il mondo hanno partecipato ai Giochi nei loro sport tradizionali
A Palmas, una città nel nord del Brasile, si sono chiusi il 31 ottobre 2015 i primi Giochi Mondiali per i popoli indigeni. L’evento era stato inaugurato dalla presidentessa brasiliana Dilma Rousseff e hanno partecipato circa 2mila atleti di tribù indigene provenienti da tutto il mondo.
Tra gli sport di questa prima edizione dei Giochi erano compresi tiro con l’arco, lancio dell’asta, canottaggio e corsa nella foresta. Sono stati organizzati anche tornei come quello di xikunahity, una versione del calcio giocato solo di testa, per il quale gli atleti si sono vestiti da battaglia con corone di piume, vestiti di paglia e braccia dipinte di bianco.
I Giochi Mondiali per i popoli indigeni sono un grande evento: solo dal Brasile hanno partecipato 24 gruppi indigeni diversi, che costituiscono lo 0.5 per cento della popolazione brasiliana su un totale di circa 200 milioni di abitanti.
I Giochi non sono stati esenti da proteste. Un piccolo gruppo di aborigeni ha manifestato contro gli ingenti costi legati all’organizzazione dei Giochi. A loro parere sarebbe stato meglio spendere quei soldi per migliorare le condizioni delle tribù indigene.
Narube Werreria, un’impiegata statale della tribù Karaja che vive nei dintorni di Palmas, ha criticato l’evento dicendo che viene strumentalizzato dal governo per nascondere la reale situazione degli aborigeni.
Queste popolazioni vivono in una povertà dilagante e sono oggetto di discriminazione. Forti sono le tensioni fra indigeni e contadini, proprietari terrieri e minatori illegali che vorrebbero cacciarli dalle loro terre ancestrali.
“In Brasile le piante di soia sono trattate meglio degli indiani,” dice Cacique Doran, un leader della popolazione Tupi Guarani, un vasto gruppo indigeno dell’Amazzonia.