Una mostra ricorda il genocidio degli armeni
Nel centenario dall'inizio del genocidio in cui persero la vita un milione e mezzo di persone, la mostra di Kathryn Cook racconta cosa resta della strage
Il 24 aprile del 1915, nel corso di una retata, il governo ottomano guidato dal movimento nazionalista dei Giovani Turchi eseguì oltre 2mila arresti nei confronti di politici, intellettuali e professionisti armeni a Costantinopoli, l’odierna Istanbul.
La data è ricordata ancora oggi come l’inizio del genocidio armeno, portato avanti nell’Impero Ottomano tra il 1915 e il 1923.
Durante quegli anni, la popolazione armena è stata sottoposta a espulsioni forzate, espropri, rapimenti, torture e massacri.
Si stima che un milione e mezzo di persone persero la vita, sopratutto a seguito delle marce nel deserto cui venivano sottoposte, che mascheravano in realtà un metodo sistematico di eliminazione fisica degli armeni, i quali morivano di fame e di stenti durante la deportazione verso la Siria.
Nel 1915, 33 anni prima dell’adozione della Convenzione sul genocidio da parte delle Nazioni Unite, il genocidio armeno è stato condannato dalla comunità internazionale come crimine contro l’umanità.
Nonostante le evidenze storiche, a cent’anni dalla strage, il genocidio della popolazione armena non è ancora stato riconosciuto dalla Turchia.
Kathryn Cook è una fotografa americana. La mostra “La memoria degli alberi” espone i suoi scatti sul genocidio armeno e sarà aperta al pubblico dal 23 aprile al 27 giugno 2015 presso la Galleria del Cembalo, a Roma.