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Le magnifiche strutture architettoniche in rete metallica di Edoardo Tresoldi

Immagine di copertina

Lara Tomasetta ha incontrato per TPI il giovane artista italiano che ha conquistato il pubblico con le sue strutture architettoniche in rete metallica

Difficile, se non impossibile, riuscire a trovare un’unica definizione per Edoardo Tresoldi, il giovanissimo e poliedrico artista salito alla ribalta delle luci nazionali grazie alla ricostruzione della spettacolare basilica paleocristiana in rete metallica presso il sito archeologico di Santa Maria di Siponto, in Puglia.

S&D

La sua arte visionaria che solca lo spazio con le trasparenze per ricostruire e immaginare nuove figure ha attraversato anche l’oceano e oggi è possibile ammirare le suggestive immagini del suo ultimo lavoro compiuto in occasione dell’Eaux Claires Festival nel Wisconsin, Stati Uniti, dove ha realizzato l’opera intitolata Baroque. 

Un intervento scenografico voluto dal direttore creativo Michael Brown e supportato dal musicista James McVinnie che combina in modo delicato e suggestivo le diverse sensazioni legate al mondo della musica e delle arti visive.

Edoardo ha condiviso alcuni fra i suoi scatti con TPI. “È nato come un gioco ed è diventata una performance intima in cui questo organo trasparente che ho realizzato con le reti metalliche è riuscito a interagire con il pianista, con la natura e con il pubblico. Il risultato è stata una dimensione quasi privata dove la folla è diventata parte integrante del palcoscenico”, racconta.

Il riscontro del pubblico

In poco tempo Edoardo Tresoldi ha raggiunto una notorietà quasi insperata, raccogliendo consensi non solo tra le fila degli esperti e dei professionisti del settore, ma anche nel grande pubblico, quello dei giovani e giovanissimi che affollano i social network, basti pensare agli oltre quindicimila utenti iscritti al suo profilo Facebook.

Un successo frutto della capacità di raccontare con un linguaggio moderno un modo di fare arte che trova nell’architettura classica le sue fondamenta:”Quando ti approcci alla scultura ti relazioni a tutto ciò che è classico; a Roma, ad esempio, si è immersi in tutto questo. Rispetto a prima, però, l’architettura contemporanea si è fatta sempre più astratta allontanandosi dall’uomo, perdendo quella ricerca di relazioni e di spazi che la caratterizzavano. Un tempo, gli architetti iniziavano lavorando ad arti differenti come la scultura e la pittura, pensiamo a Michelangelo o al Bernini, quando durante la loro ricerca si relazionavano con l’architettura riuscivano ad avere un approccio simile a quello di creare una figura, inserendo delle connotazioni umane nei loro lavori, anche per questo le opere che portano la loro firma, e che vediamo oggi, sono ancora molto emotive”. 

Un’emotività che emerge anche nei lavori di Tresoldi e che è stata recepita dal pubblico: “Grazie a Siponto le persone hanno scoperto il mio lavoro, il linguaggio della trasparenza ha dato libero sfogo alla loro fantasia: mi sono arrivate mail con proposte assurde, anche da sindaci o da amministratori. La cosa bella è stata questa: credevo o temevo di non essere compreso e invece è stato come buttare un sassolino nell’acqua che ha generato un’eco di onde”.

Metodo

“Cerco di dialogare con il paesaggio circostante – spiega Tresoldi – creando degli spazi intellegibili e lavorando per costruire relazioni attraverso le linee e le trasparenze: la possibilità di non avere elementi definiti che impongono lo spazio, dà modo di rileggerli sempre in maniera libera e differente con il passare del tempo. Quando si lavora con forme di architettura classica, come nel caso di Siponto, si lavora con persone che hanno già un certo tipo di background, ma i veri contenuti di queste strutture non sono le architetture stesse bensì le interazioni che si creano”. 

Progettazione

“Penso a quello che faccio, all’idea e alla forma. La suddivido e la trasformo nelle diverse fasi della giornata, Lavoro tanto sul discorso esperienziale, forse influenzato dal mio passato di scenografo. Penso spesso che si va a vedere una determinata opera o una struttura per fare un’esperienza che resti nella memoria, quindi anziché inserire solo delle connotazioni ludiche o di spettacolo, cerco di creare una connessione con lo spettatore”.

Edoardo e il terremoto di Amatrice

Assistere alla devastazione provocata dal terremoto del 24 agosto e vedere il patrimonio storico e artistico di Amatrice e Norcia completamente raso al suolo, induce una voglia di ricostruzione e di riscatto per nobilitare il passato. 

Il lavoro di Edoardo rievoca con la sua arte quelle forme che in qualche modo sono state cancellate e per questo torna incredibilmente attuale.

Quando gli si chiede se ha mai ipotizzato un intervento in quelle zone risponde: “Tutto quello che fa parte della storia di un luogo mi interessa molto. Anche la Basilica di Siponto crollò a causa di un terremoto avvenuto oltre mille anni fa. Forse un giorno rifletterò su questa possibilità, immaginando un racconto attraverso l’assenza ed il vuoto: il motivo per cui continuo a lavorare con la trasparenza è che ti inserisci in uno spazio ma continui a far parlare gli elementi che già ci sono, come i ruderi o le mura di un monumento. In questo momento credo però che Amatrice abbia ben altre necessità, rispetto ad un intervento artistico”.

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