La chitarrista che suona heavy metal in burqa
Gisele Marie, 42 anni di origine brasiliana, è musulmana e fa la chitarrista di una band heavy metal
Gisele Marie ha 42 anni, è musulmana e lavora come chitarrista in una band di heavy metal a San Paolo, in Brasile. Ai concerti, come nella vita quotidiana indossa il burqa integrale.
“Le persone non si aspettano di vedere una donna musulmana con indosso il burqa suonare la chitarra elettrica in una band di heavy metal. Molti rimangono scioccati, ma altri sono curiosi e lo ritengono interessante”, racconta.
Nata da genitori cattolici, si è convertita alla religione musulmana quando aveva 36 anni, poco dopo la morte del padre nel 2009. La musica è sempre stata la sua passione: ha preso prima lezioni di pianoforte, poi ha iniziato a studiare chitarra e dal 2012 fa parte di una band, Spectrus, dove suona la chitarra elettrica modello Gibson flying V, nera a pois rosa.
Una insolita combinazione quella di heavy metal e religione musulmana, specialmente per una donna, ma non per questo da condannare. “Sono molti i musulmani che sono contrari alle mie scelte, ma io non vedo niente di male nell’unire due grandi passioni come la musica e la religione. Del resto, suonare è la mia professione”, ha raccontato Gisele al fotografo di Reuters Nacho Doce.
Il gruppo musicale Specturs è un esempio di tolleranza religiosa e la musica che compongono ha scopi educativi. La band ha tra i suoi membri chi è cattolico, chi crede nell’Umbanda, una religione afro-brasiliana, e chi nello spiritismo, una dottrina filosofica-religiosa che predica principi come carità, umiltà e solidarietà.
I testi cercano sempre di trasmettere positività, alcuni inducono a riflessioni sulla vita di oggi giorno, senza però scadere nella critica, ma anzi cercano di essere d’ispirazione per buone idee e azioni.
I casi di discriminazione ci sono stati. Un giorno, mentre stava camminando per strada, un passante le ha tirato via il burqa e così lei ha dovuto chiamare la polizia. Un caso limite che non si è più ripetuto. Non c’è giorno, però, in cui, uscendo di casa, qualcuno non la fermi per strada per scattarle foto o non parli di lei bisbigliando.