Il centro Baobab che accoglieva i migranti a Roma è stato chiuso
L'autorità giudiziaria ha disposto la chiusura del centro culturale Baobab di Roma, che negli ultimi mesi si è trasformato per accogliere oltre 30mila migranti
Il 6 dicembre l’autorità giudiziaria ha disposto la chiusura del centro d’accoglienza Baobab di Roma, che, nei sei mesi precedenti, aveva ospitato oltre 30mila migranti di diverse nazionalità arrivati in Italia. I locali saranno dunque restituiti alla proprietà dall’edificio, sempre secondo quanto stabilito dai giudici.
Il 20 novembre, infatti, il dipartimento delle politiche sociali del comune di Roma aveva reso noto che, in seguito a una decisione del Tribunale amministrativo regionale del Lazio, l’amministrazione era intenzionata a restituire i locali del centro al proprietario dello stabile, la società immobiliare Tamarri, sgomberando dunque il centro d’accoglienza.
In seguito alla chiusura del 6 dicembre, il comune di Roma ha annunciato di star provvedendo al ricollocamento degli ultimi 25 migranti ospiti del centro d’accoglienza. Inoltre il commissario straordinario Paolo Tronca ha detto che verrà proposta ai volontari una sede sostitutiva per il Baobab entro il 15 dicembre, ma non c’è un impegno scritto.
Il 25 novembre, due settimane prima della decisione, le forze dell’ordine si erano recate nel centro da cui avevano prelevato 23 migranti trovati privi di documenti.
Il Centro Baobab è situato in una ex vetreria industriale dismessa nei pressi della stazione Tiburtina di Roma. Dall’inizio di giugno 2015, il centro era gestito da un gruppo volontari raccolto sotto la sigla “Amici del Baobab”. Lo stabile poteva ospitare più di 200 persone, ma negli ultimi mesi è arrivato ad ospitarne anche 800 ogni giorno. Nonostante il centro sia aperto a tutti, immigrati e non, la maggior parte dei suoi ospiti vengono dal Corno d’Africa.
Oltre ad avere una vasta sala ristorante – in cui tra l’altro ha avuto luogo, nel 2010, una cena cui parteciparono diverse persone legate alla presunta organizzazione Mafia Capitale e le cui foto sono divenute un simbolo dell’inchiesta a riguardo -, una biblioteca, una sala conferenze, e un bar con tanto di tavolo da biliardo, il locale possiede anche una sala di registrazione e prove in cui suonano giovani artisti immigrati.
Il centro Baobab di Roma è gestito dal suo direttore Daniel Zagghay, un team di cuochi, assistenti sociali, mediatori culturali e volontari.