Il carnevale giamaicano di Notting Hill, tra orgoglio e gentrificazione
Si è svolto in questi giorni il carnevale organizzato nella capitale britannica dalla comunità caraibica, e il fotografo italiano Marco Sconocchia lo ha fotografato
Quando nel 1948 la signorina Stevenson scese dalla prima
nave arrivata a Londra dai Caraibi, la Windrush, non immaginava che un giorno avrebbe
festeggiato il 50esimo Carnevale Giamaicano di Londra, le nozze d’oro della
comunità West Indies (Giamaica,Trinidad e Tobago e Barbados) col quartiere di
Notting Hill.
In occasione dell’anniversario si sono riversate nel
quartiere londinese migliaia di persone arrivate da tutto il Regno Unito, per
partecipare a un evento ormai di enormi proporzioni (che in queste immagini è stato fotografato dal fotografo italiano Marco Sconocchia). L’evento non è più solo il “carnevale
nero” com’era fino a pochi anni fa, prima che Notting Hill diventasse di moda e
che le star del cinema si trasferissero in massa, com’era prima dell’avvento dei negozi chic e degli
speculatori russi e americani.
Il secondo carnevale più grande del mondo è maestoso ma
casereccio, sconclusionato, altamente alcolico e, forse più degli altri, è un
carnevale di rivalsa, una danza iniziata cinquanta anni fa e che ha cambiato
per sempre la musica e la cultura britannica.
In questi due giorni persone da ogni parte della Gran
Bretagna arrivano nel quartiere per celebrare uno stile di vita, in danze
infinite con donne bellissime, tra pollo giamaicano Jerky Chicken, rum chiaro e musica tradizionale, non solo reggae.
La prima generazione di immigrati non ha avuto vita facile:
vietato l’ingresso ai cani e ai West
Indies era il triste ritornello
dell’intolleranza razziale. I figli dell’impero non hanno trovato le porte del
paradiso aperto. Oggi, a distanza di quasi sessant’anni, una delle due comunità
West Indies più grandi di Londra (l’altra è Brixton) si trova a combattere un
nemico ancora più duro della diffidenza e del razzismo, un nemico che corre su
un fiume di soldi proveniente da tutto il mondo: la gentrificazione.
Una zona degradata come Notting Hill da qualche anno a
questa parte è diventata una delle zone più alla moda della capitale: con
l’incremento dei turisti e delle multinazionali del mattone, questa prima
generazione di immigrati – ormai residenti di lungo termine – si trova di
fronte al problema di mantenere un appropriato livello di vita nel borough. Gli anziani che da decenni
vivono a Notting Hill sono quindi per questione economiche costretti a lasciare
i luoghi dove le loro radici culturali e sociali sono più forti e a filo
diretto con i luoghi dove sono nati.
Da una parte i prezzi per consumare in locali quali pub, ristoranti
e supermercati non sono più accessibili dalla comunità, dall’altra parte
l’incremento dei negozi e delle gallerie teso ad allettare i turisti ha deluso
la comunità, ormai estranea ai propri luoghi d’origine.
Decine di famiglie vengono “rilocate” ogni mese, il prezzo
delle case sale sempre più, tenendo “botta” alla Brexit, e intanto la comunità
delle Indie Orientali Britanniche festeggia in questi giorni la propria
indipendenza, il proprio connubio con la zona che più descrive il paradosso
della nuova Londra, fra nuovi ricchi e vecchi poveri, fra tradizioni e
gentrificazione.
Riusciranno i “Figli dell’impero” a vincere la battaglia più
difficile, quella per la loro sopravvivenza?
* Articolo e reportage fotografico a cura di Marco Sconocchia, fotografo italiano residente a Londra
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