Il camper ambulante di due ex studenti siriani che costruiscono protesi per i feriti della guerra

Dall'inizio del conflitto in Siria, due ragazzi hanno distribuito 5mila protesi per le vittime, muovendosi con facilità grazie alla loro clinica ambulante
Amjad Hajj Khamis e Abdalrahim Khlouf, rispettivamente 24 e
25 anni, sono due giovani ragazzi siriani che si occupano di costruire arti artificiali
per curare le vittime della guerra civile che da quattro anni insanguina il
loro paese.
Da quando è cominciata la guerra, i due giovani sono stati costretti a smettere di studiare e hanno realizzato 5mila protesi per circa 2.500 persone, e da sei mesi il loro lavoro si
svolge attraverso una “clinica ambulante”, ovvero un camper bianco che permette di
essere presenti con più facilità nei luoghi in cui è richiesto il loro
intervento.
Khamis studiava letteratura francese presso l’Università di
Homs, e il suo collega Khlouf studiava per diventare un maestro di scuola:
entrambi hanno dovuto rinunciare alle loro aspirazioni dopo pochi mesi dall’inizio
delle lezioni, con l’incombere della guerra.
In quel periodo hanno quindi cominciato a lavorare in un
ospedale da campo, dove hanno imparato a creare e applicare arti artificiali,
anche grazie a corsi di formazione a distanza da Pakistan, Gran Bretagna e
Germania.
I loro pazienti provengono da aree occupate dai ribelli come
la provincia nord-occidentale di Idlib, il quartiere Douma di Damasco e la
città di Aleppo, e la situazione è talmente tragica che la domanda da parte
degli amputati supera di gran lunga i servizi che la clinica è in grado di
fornire.
Tra i beneficiari delle cure della clinica ambulante, anche
molti bambini, come Salma, una bambina di 9 anni che ha camminato su una mina mentre
andava a trovare suo nonno: “Mi sono svegliata in ospedale e non avevo più il piede.
All’inizio ero depressa, ma quando mio padre mi ha detto che stavo per ottenere
una protesi e camminare di nuovo, sono stata molto felice”, ha detto la
bambina.
Oppure c’è Qusay, 14 anni, che ha perso il piede e il
braccio destro quando lui e suo fratello gemello Adi sono stati colpiti da una
mina mentre pascolavano il gregge di famiglia nel 2015. Adi è morto nell’esplosione,
mentre Qusay è stato gravemente ferito ma ora ha ritrovato un po’ di
indipendenza motoria grazie alle protesi.
Dice il tecnico Amjad Hajj Khamis: “Non è facile
descrivere la sensazione che si prova quando si applica una nuova protesi a un
paziente, in particolare ai bambini. Gli piace muoversi e giocare, ed è una
sensazione meravigliosa poter aiutare un bambino a camminare di nuovo”.