L’artista italiano che omaggia Caravaggio e i grandi pittori classici con le bombolette
Andrea Ravo Mattoni realizza gigantografie delle opere di famosi maestri del passato su muri in tutta Italia. Ma non chiamatelo street artist...
Andrea Ravo Mattoni, classe 1981, è un ragazzo di Varese proveniente da una famiglia di artisti, che realizza in tutta Italia gigantografie delle grandi opere dei maestri del passato.
Negli anni Novanta entra in contatto con il mondo dei graffiti e rimane folgorato da quest’arte che però abbandona agli inizi del 2000 per frequentare il corso di pittura all’Accademia di Brera, dove inizia una personale ricerca pittorica sugli artisti inglesi e contemporanei, portando avanti uno studio sulle tecniche in acrilico.
Dopo qualche anno riprende l’uso delle bombolette trasferendo sui muri le opere che elaborava sulle tele, ma non più in modo illegale. L’intento è quello di utilizzare la bomboletta come un mezzo paragonabile all’acquerello: Andrea non si sente un writer o uno street artist, da 15 anni lavora nel mondo dell’arte anche nelle gallerie. “Io sono un pittore che usa le bombolette, non sono uno street artist, Bansky lo è, non io”, racconta a TPI.
Nell’aprile del 2016, prova a sperimentare imitando l’olio sul muro, dando vita a questo nuovo progetto. Il recupero dei classici nel contemporaneo vuole riproporre grandi quadri in una maniera nuova, in luoghi diversi. Andrea prova a immedesimarsi nello spettatore per far arrivare l’arte classica anche a persone che non hanno avuto la fortuna di studiare l’arte o di visitare i musei.
“Il progetto è rendere l’Italia un museo a cielo aperto, una pinacoteca libera e accessibile a tutti”, spiega l’artista.
Andrea ha creato un ponte fra passato e presente, tra arte classica e contemporanea, collaborando con uno storico di arte medioevale e un critico d’arte contemporanea che si occupa di filosofia.
Cosa rende contemporaneo questo progetto? L’utilizzo delle bombolette e la rappresentazione dei quadri su grandi muri che vengono così ingranditi facendo arte pubblica. Il muro deve essere adeguato e accessibile, ma Andrea lavora anche con privati che sovvenzionano i lavori come mecenati. Un esempio tipico è quello di Malpensa, dove una società di parcheggi lo sostiene economicamente nella realizzazione dell’opera.
La sua arte – nelle intenzioni e nello svolgimento – può essere paragonata a quella di artisti come di William Kentridge, l’artista sudafricano di fama mondiale che ha realizzato una grande opera di arte pubblica sul Lungotevere a Roma, mediante la tecnica dell’idropulitura, un’opera gratuita che appartiene a tutti.
“Tutto quello che è arrivato al novecento parte dalla pittura”, racconta Andrea, “cerco di realizzare dei lavori che abbiano una correlazione con il territorio nel quale vado ad operare, ad esempio, in Sardegna, ho lavorato riproponendo un particolare di un quadro del maestro di Ozieri, pittore del Cinquecento sardo”.
La prima opera del giovane artista è la “Cattura di Cristo” di Caravaggio, realizzata a Varese nell’aprile 2016, poi viene chiamato nell’aeroporto di Malpensa dove dipinge con le sue bombolette il “Riposo durante la fuga in Egitto” sempre di Caravaggio: qui è una società privata a sposare il suo progetto finanziandolo; una sorta di “mecenatismo moderno”, come lui stesso lo definisce.
Successivamente va ad Olbia realizzando “La prova della vera croce”, l’opera del maestro di Ozieri, per poi recarsi in Sicilia, in provincia di Messina, dove rende nuovamente omaggio al pittore lombardo Caravaggio e al suo stretto legame con l’isola, realizzando uno dei suoi più importanti lavori: “Fanciullo con canestro di frutta” e, in un secondo momento, “La natività”.
“Ho deciso di riprodurre quel quadro perché nel 1969 fu trafugato dalla mafia all’oratorio di Palermo e mai più ritrovato. Secondo le dichiarazioni di alcuni pentiti, l’opera fu distrutta perché mal conservata, ma era un’opera che apparteneva a tutti e a tutti ho voluto restituirla, cercando di realizzarla al meglio delle mie capacità”.