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Brexit, l’Unione europea dà a Boris Johnson un ultimatum: “12 giorni per presentare un piano”

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Brexit, l’Unione europea dà a Boris Johnson un ultimatum: “12 giorni per presentare un piano”

Ultimatum a Boris Johnson sulla Brexit. Il Regno Unito ha tempo fino alla fine di settembre, 12 giorni da oggi, per presentare alla Ue un piano. A dare l’ultimatum, a poco più di un mese dalla data della Brexit, è il premier finlandese, presidente di turno della Ue. Dopo quella data “sarà tutto finito”, dice Antti Rinne, premier della Finlandia, alla Bbc. La deadline è stata concordata con il presidente francese Emmanuel Macron.

La risposta di Downing Street sull’ultimatum della Brexit, non si fa attendere. Fonti dicono che le proposte britanniche saranno fatte “a tempo debito”.

Il premier britannico Johnson si era dato come orizzonte temporale il prossimo 17 ottobre, in occasione del vertice della Ue, come data per trovare un accordo consensuale tra Londra e Bruxelles. Aveva tuttavia aggiunto di essere pronto comunque a un’uscita senza accordo entro e non oltre il 31 ottobre.

Secondo quanto afferma Johnson, i colloqui con la Ue stanno proseguendo, e sul tavolo ci sono piani per superare la clausola di backstop sull’Irlanda del Nord, che ha fatto sì che l’accordo negoziato dall’ex premier Theresa May fosse bocciato in Parlamento.

L’ipotesi del no deal, portata avanti spavaldamente da Johnson, è guardata con grande timore dalla Ue. “Abbiamo bisogno di soluzioni giuridicamente operative per rispondere a ciascuno dei problemi che la Brexit causerebbe. Siamo sempre disponibili ad ascoltare qualsiasi proposta britannica e lavorarci giorno e notte”, ha detto nelle scorse ore il negoziatore dell’Ue per la Brexit, Michel Barnier, durante un dibattito al Parlamento europeo. “Sin dall’inizio abbiamo voluto un recesso ordinato, molto più importante di un no deal. Non dovete sottovalutare gli effetti di un no deal per il Regno Unito e per noi”.

E sulla questione spinosa del backstop ha aggiunto: “Il backstop, la rete di sicurezza, è fondamentale perché in Irlanda la Brexit causa il maggior numero di problemi e maggiori rischi”.

“In Irlanda c’è una situazione politica specifica, legata ad una storia tragica. La ragione della nostra insistenza sul backstop non è mai stata una questione ideologica ma pragmatica. L’Ue non vuole il ritorno di una frontiera fisica ma che vengano tutelati gli accordi del Venerdì santo, mantenendo l’integrità del nostro mercato unico ed infine sostenere l’economia dell’intera isola”, ha specificato Barnier.

Johnson rispetterà l’ultimatum sulla Brexit dato da Bruxelles? Le ore intanto scorrono veloci.

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