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Home » Esteri

Regno Unito: no deal o rinvio della Brexit, le due ipotesi proposte da May in vista del 29 marzo

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Il 29 marzo si avvicina implacabile e la premier britannica, Theresa May, ha dato al Parlamento la possibilità di decidere tra due ipotesi: no deal, cioè un’uscita del Regno Unito dalla Ue senza accordo, e il rinvio della Brexit.

S&D

Quello che si apre è lo scenario seguente: il parlamento voterà il 12 marzo sull’ipotesi del No deal. Se la maggioranza dei deputati boccerà la mozione, allora si passerà a un secondo voto, il giorno successivo, sull’ipotesi di rinviare la Brexit oltre la data del 29 marzo.

Se anche questa ipotesi dovesse essere bocciata dai deputati, allora il 14 marzo si terrà un ulteriore voto sul rinvio di 2 anni dell’articolo 50 del Trattato di Lisbona e che di fatto rimanderebbe al 2021 l’uscita del Regno Unito.

La mossa di Theresa May arriva per placare le pressioni interne dell’ala più moderata del suo partito. I conservatori sono infatti spaccati tra chi vorrebbe una hard Brexit, cioè una uscita dal Regno Unito senza accordo, e chi sostiene la necessità di siglare degli accordi che possano tutelare il mercato, il confine nord-irlandese e una serie di altre spinose questioni.

Nel suo discorso alla Camera, Theresa May ha ribadito la sua posizione tenuta finora: “Non voglio vedere un rinvio della Brexit”. L’accordo con l’Ue, negoziato a novembre 2018 dalla premier, era stato bocciato a gennaio dal parlamento, e la premier non è riuscita a rinegoziare un nuovo piano.

“Il nostro obiettivo assoluto dovrebbe essere quello di lavorare per ottenere un accordo e lasciare l’Ue il 29 marzo”, ha detto la May, ma l’ipotesi di un nuovo accordo soddisfacente sembra essere inverosimile.

L’ipotesi di rinvio della Brexit proposta da May, è anche un modo per placare gli animi dei deputati, che il 27 febbraio affronteranno in Parlamento l’emendamento Cooper. Se venisse approvato, l’emendamento darebbe a May tempo fino al 13 marzo per far approvare il suo accordo alla Camera dei Comuni e in caso di voto negativo la palla passerebbe al Parlamento, che chiederebbe il rinvio della Brexit a data da destinarsi.

Nella giornata del 25 febbraio, il leader laburista Jeremy Corbyn, aveva aperto al sostegno del suo partito a un secondo referendum Brexit.

Leggi anche: Brexit, conservatori e laburisti perdono i pezzi: il Parlamento britannico è un cantiere aperto

Nella giornata del 27 febbraio, il partito laburista presenterà un emendamento per chiedere ai deputati di appoggiare una unione “doganale” permanente con l’Ue. Se questo emendamento sarà bocciato allora i laburisti “rispetteranno la promessa” di appoggiare un nuovo referendum.

Un’estensione oltre la fine di giugno significherebbe che il Regno Unito dovrebbe partecipare alle elezioni europee di maggio, e ciò aprirebbe scenari particolarmente spinosi e confusi.

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