Icona app
Leggi TPI direttamente dalla nostra app: facile, veloce e senza pubblicità
Installa
Banner abbonamento
Cerca
Ultimo aggiornamento ore 04:10
Pirelli Summer Promo
Immagine autore
Gambino
Immagine autore
Telese
Immagine autore
Mentana
Immagine autore
Revelli
Immagine autore
Stille
Immagine autore
Urbinati
Immagine autore
Dimassi
Immagine autore
Cavalli
Immagine autore
Antonellis
Immagine autore
Serafini
Immagine autore
Bocca
Immagine autore
Sabelli Fioretti
Immagine autore
Guida Bardi
Home » Esteri

Otto anni dall’indipendenza del Sud Sudan: le graphic novel che raccontano il paese più giovane del mondo

Immagine di copertina

 

 

S&D

Otto anni indipendenza Sud Sudan | Dentro il Sud Sudan | Indipendenza del Sudan del sud | Amref e Ied

Il 9 luglio è una data importante per il Sud Sudan. Nel 2011 un referendum sanciva la definitiva indipendenza dal Sudan, e la creazione di un paese nuovo, con Juba capitale. Si tratta dello stato più giovane al mondo.

Il Sud Sudan, stato più giovane del mondo, ha dovuto lottare per nascere e oggi si trova a lottare per sopravvivere. Per raccontare la storia del paese e della sua indipendenza, i giovani creativi dello Ied di Milano, in collaborazione con Amref, hanno dato vita a nove storie sui temi della salute, della sicurezza alimentare, dell’acqua e dell’igiene.

Le nuove graphic novel di IED “Dentro il Sud Sudan“, nascono all’interno del progetto Sani di Amref in Sud Sudan, co-finanziato dall’Agenzia Italiana per la cooperazione allo sviluppo – A.I.C.S

Ma qual è adesso, a 9 anni dall’indipendenza, il contesto politico e la situazione umanitaria nel paese più giovane del mondo?

Otto anni indipendenza Sud Sudan | La situazione in Sud Sudan e la guerra civile

Dopo la secessione del 2011 sono emerse forti tensioni tra i due principali leader del paese: il presidente Salva Kiir e il vicepresidente Riek Machar. Salva Kiir è presidente del Sud Sudan dal 2005, 6 anni prima che il Sud Sudan divenisse stato indipendente.

Fa parte dell’etnia Dinka, che è la più diffusa nel Paese. Riek Machar è ex-vice presidente del Sud Sudan ed è di etnia Nuer, seconda in numeri solo all’etnia Dinka. I due facevano parte insieme dell’esercito di liberazione del paese (Movimento di liberazione del popolo sudanese – Splm). A luglio 2013, il presidente Salva Kiir ha sciolto il governo e tolto la vice-presidenza a Riek Machar per uno scontro di potere nel loro partito, Splm.

Erano già da molto tempo in disaccordo e si contendevano il controllo del governo e del loro partito.

Nel dicembre del 2013, alcuni militari di etnia Dinka fedeli a Salva Kiir hanno cominciato a scontrarsi con altri soldati dell’esercito di etnia Nuer fedeli a Machar, accusandoli di preparare un colpo di stato. Lo stesso Presidente Salva Kiir ha accusato l’ex-vice presidente di Riek Machar di aver tentato un colpo di stato, con l’intento di creare un suo governo. Riek Machar è dovuto fuggire per evitare di essere ucciso e una parte dell’esercito si è schierata al suo fianco.

Questa prima fase di guerra civile è durata 2 anni e mezzo e ha causato decine di migliaia di morti.

L’accordo di pace del 2015

Un accordo di pace, raggiunto nell’agosto del 2015 dopo forti pressioni da parte della comunità internazionale, ha portato alla creazione di un governo di transizione.

Nell’aprile del 2016, Machar e i suoi uomini sono tornati a Juba e Machar ha riottenuto la sua carica. Questa soluzione pacifica è durata pochissimo tempo e si è tornati quasi subito in uno stato di conflitto aperto. Già a luglio 2016, il neonato governo di transizione è decaduto e Machar è ritornato in esilio.

Il mese di luglio 2016 si è rivelato uno dei mesi più sanguinosi della guerra civile sud sudanese. I combattenti del Sud Sudan, sia filo-governativi sia ribelli, raramente risparmiano i civili. Il conflitto è segnato da atrocità e gravi abusi, e intere popolazioni vengono considerate come target sulla semplice base della loro appartenenza etnica. Secondo un rapporto pubblicato dalle Nazioni Unite a febbraio 2018, oltre 40 soldati dell’esercito sud sudanese sono sospettati di essere colpevoli di crimini di guerra e di crimini contro l’umanità.

Lo stesso rapporto analizza scioccanti casi di crudeltà contro civili relativi agli anni 2016 e 2017 del conflitto, che comprendono uccisioni violente, stupri e atti di violenza sessuale, distruzione dei villaggi. Tutti atti che ammontano a crimini di guerra e crimini contro l’umanità. Inoltre, Il governo del presidente del Sud Sudan, Salva Kiir, è stato imputato dalle Nazioni Unite di aver bloccato i rifornimenti di cibo e l’assistenza umanitaria in determinate aree del Paese per colpire i propri cittadini (Novembre 2017).

Il Sud Sudan è considerato da alcuni scienziati politici come un paese ostaggio della cosiddetta gun class, ossia un gruppo elitario di uomini come Kiir e Machar che hanno utilizzato la violenza, suscitata tramite appelli in favore del nazionalismo etnico, per spostare risorse a proprio favore. Ci sono anche varie teorie e studi che analizzano il livello di corruzione di alcune alte cariche politiche e militari in Sud Sudan, che si sarebbero arricchite notevolmente grazie alla guerra civile.

L’accordo di pace del 2018

Il 12 settembre 2018 il presidente sud sudanese Salva Kiir e il leader dei ribelli Riek Machar hanno siglato un accordo di pace durante un summit regionale ad Addis Abeba, capitale etiope Addis Abeba.

L’accordo di pace prevede:

• Stabilimento di un governo di transizione in attesa delle nuove elezioni da tenersi nel 2022. In questo governo, il presidente Kiir è affiancato da Machar come primo vice presidente e da altri quattro vicepresidenti a rappresentare gruppi di opposizione minoritaria. Il tentativo è quello di stabilire un governo di unità nazionale in grado di rappresentare e rispettare la struttura etnica del Paese.

• Formazione di un comitato indipendente nominato dall’Autorità Intergovernativa per lo Sviluppo responsabile di “demarcare gli Stati federali del Sud Sudan, rispettando i territori delle diverse tribù. Un compito non facile, considerando le rivendicazioni di ogni gruppo e la diffidenza dell’opposizione nei confronti dei dinka, etnia di appartenenza di Kiir e, quindi, vista come privilegiata. Nello specifico, la commissione dovrà definire il numero di Stati, i loro confini e la loro composizione etnica entro 90 giorni dalla firma di settembre” 1 . o N.B: questo termine di 90 giorni è scaduto il 12 dicembre e la commissione non è ancora stata formata.

• AMNISTIA: Il “presidente sud sudanese Salva Kiir ha concesso un’amnistia a tutti coloro che sono stati coinvolti nella guerra civile nel paese scoppiata nel 2013, compreso il leader dei ribelli Splm-Io, Riek Machar”

• “Rispetto rigoroso del cessate il fuoco del 1 luglio 2018, smilitarizzazione delle aree di interesse sociale come le scuole, graduale scioglimento di gruppi armati e formazione di un esercito nazionale e di corpi di polizia e di sicurezza unitari sono altri punti fondamentali dell’accordo, che prevede un iniziale periodo transitorio di otto mesi”. Anche in questo caso, si è già verificata una violazione e un ritardo sui termini dell’accordo. Il cessate il fuoco permanente è stato più volte violato da settembre a oggi e l’identificazione delle forze armate da unificare è ancora in fase embrionale. Il processo di pace è, evidentemente, ancora in una fase iniziale di costruzione. A fare pressione sul rispetto dell’accordo siglato dalle parti in conflitto ci sono – oltre alla popolazione stremata dal conflitto – le organizzazioni non governative presenti sul campo, preoccupate per una situazione di emergenza umanitaria sempre più difficile da fronteggiare.

La situazione umanitaria a otto anni indipendenza Sud Sudan

Il processo di pace promette di offrire nuove opportunità per il 2019 alla popolazione sud sudanese. Tuttavia, gli effetti cumulativi di 5 anni di conflitto, violenza e distruzione hanno lasciato più di 7 milioni di persone (2/3 della popolazione) in una condizione di estremo bisogno di assistenza e protezione umanitaria anche per il 2019.

Si tratta della stessa stima relativa al 2018. Questo significa che, benché la guerra non sia in una fase acuta e di escalation, il Paese continua a vivere una profonda crisi. Circa 4.2 milioni di persone sono fuggite dalle proprie case, due milioni dei quali sono rimasti all’interno del Paese e circa 2.2 milioni hanno trovato rifugio nei territori limitrofi (principalmente in Etiopia, Kenya e Uganda).

Il conflitto, unito al conseguente economico, ha drammaticamente ridotto la capacità del Governo di fornire i servizi di base alla popolazione.

Qualche numero sul Sud Suda:

• Solo una persona su due può nutrirsi e bere correttamente

• 2 donne in gravidanza su 3 soffrono la fame

• Un bambino su due è severamente malnutrito e ha bisogno di servizi salva-vita

• Il Sud Sudan è il quinto paese più pericoloso al mondo per le futu- re mamme

• Solo 1 persona su 10 ha accesso a servizi sanitari di base

• Solo 1 struttura medica su 5 è rimasta illesa dal conflitto.

Che cosa resta nell’inferno del Sud Sudan, dopo quattro anni di conflitto
La misteriosa sindrome del dondolamento che uccide i bambini in Sud Sudan
Ti potrebbe interessare
Esteri / Violenza e diritti umani in Colombia: da Montecitorio il sostegno alla Comunità di Pace di San José de Apartadó
Esteri / Regno Unito, due cavalli corrono liberi nel centro di Londra: almeno una persona ferita
Esteri / Esclusivo – Viaggio nell’Europa rurale, dove l’estrema destra avanza sfruttando il senso di abbandono
Ti potrebbe interessare
Esteri / Violenza e diritti umani in Colombia: da Montecitorio il sostegno alla Comunità di Pace di San José de Apartadó
Esteri / Regno Unito, due cavalli corrono liberi nel centro di Londra: almeno una persona ferita
Esteri / Esclusivo – Viaggio nell’Europa rurale, dove l’estrema destra avanza sfruttando il senso di abbandono
Esteri / Gaza: oltre 34.260 morti dal 7 ottobre. Media: "Il direttore dello Shin Bet e il capo di Stato maggiore dell'Idf in Egitto per discutere dell'offensiva a Rafah". Hamas diffonde il video di un ostaggio. Continuano gli scambi di colpi tra Tel Aviv e Hezbollah al confine con il Libano. L'Ue chiede indagine indipendente sulle fosse comuni a Khan Younis. Biden firma la legge per fornire aiuti a Ucraina, Israele e Taiwan
Esteri / Gaza: oltre 34.180 morti. Hamas chiede un'escalation su tutti i fronti. Tel Aviv nega ogni coinvolgimento con le fosse comuni di Khan Younis. Libano, Idf: "Uccisi due comandanti di Hezbollah". Il gruppo lancia droni su due basi in Israele. Unrwa: "Impedito accesso ai convogli di cibo nel nord della Striscia"
Esteri / Gaza, caso Hind Rajab: “Uccisi anche i due paramedici inviati a salvarla”
Esteri / Suoni di donne e bambini che piangono e chiedono aiuto: ecco la nuova “tattica” di Israele per far uscire i palestinesi allo scoperto e colpirli con i droni
Esteri / Francia, colpi d'arma da fuoco contro il vincitore di "The Voice 2014": è ferito
Esteri / Gaza, al-Jazeera: "Recuperati 73 corpi da altre tre fosse comuni a Khan Younis". Oic denuncia "crimini contro l'umanità". Borrell: "Israele non attacchi Rafah: provocherebbe 1 milione di morti". Macron chiede a Netanyahu "un cessate il fuoco immediato e duraturo". Erdogan: "Evitare escalation". Usa: "Nessuna sanzione per unità Idf, solo divieto di ricevere aiuti"
Esteri / Raid di Israele su Rafah: ventidue morti tra i quali nove bambini