Icona app
Leggi TPI direttamente dalla nostra app: facile, veloce e senza pubblicità
Installa
Banner abbonamento
Cerca
Ultimo aggiornamento ore 06:00
Pirelli Summer Promo
Immagine autore
Gambino
Immagine autore
Telese
Immagine autore
Mentana
Immagine autore
Revelli
Immagine autore
Stille
Immagine autore
Urbinati
Immagine autore
Dimassi
Immagine autore
Cavalli
Immagine autore
Antonellis
Immagine autore
Serafini
Immagine autore
Bocca
Immagine autore
Sabelli Fioretti
Immagine autore
Guida Bardi
Home » Esteri

Le fabbriche del Bangladesh

Immagine di copertina

Diverse multinazionali e organizzazioni sindacali hanno firmato un accordo per migliorare le condizioni dei lavoratori

Il 24 aprile 2013 il crollo di uno stabilimento tessile a Rana Plaza, nel distretto industriale di Dhaka, ha provocato la morte di 1127 operai.

S&D

Le imponenti proteste, seguite a quello che è stato definito l’incidente più grave della storia del Paese, sono state represse con la forza dalle autorità di polizia. Tuttavia, a livello internazionale la vicenda ha suscitato molte reazioni e anche qualche risultato.

Il 13 maggio diverse multinazionali tessili hanno firmato l’Accord on Fire and Building Safety in Bangladesh, insieme all’Organizzazione Internazionale del Lavoro, il governo centrale, le federazioni sindacali internazionali IndustriAll, che rappresenta 50 milioni di lavoratori in 140 Paesi e Uni Global Union, che conta 20 milioni di iscritti, oltre a diverse Ong.

La proposta di un accordo è stata avanzata dai due sindacati internazionali nel tentativo di rimediare alle mancanze del governo di Dhaka, incapace di far rispettare la già scarsa normativa in materia di salute e sicurezza sui luoghi di lavoro.

Secondo la Banca Mondiale, nel 2012 il Bangladesh è stato il Paese con i salari minimi più bassi al mondo, con una paga media di 29 euro al mese. L’industria tessile riveste un’importanza fondamentale nel Paese, vale 15 miliardi di euro all’anno e rappresenta l’80 per cento delle esportazioni con oltre quattro milioni di lavoratori impiegati, facendo del Bangladesh il secondo esportatore al mondo in questo campo dopo la Cina.

In questo quadro l’accordo siglato esclude di fatto il governo di Dhaka, relegandolo a un ruolo esclusivamente di controllo. Per la prima volta infatti si è tentato un approccio diretto tra le organizzazioni internazionali e le società che forniscono le commissioni, per imporre degli standard di sicurezza alle oltre 5 mila fabbriche locali.

In base all’intesa le imprese si impegnano a intervenire per migliorare le condizioni di lavoro negli stabilimenti, facendosi carico delle spese per la messa in sicurezza degli impianti e degli stabili. Sono previste delle ispezioni e l’istituzione della figura dell’ispettore capo, indipendente tanto dalle aziende quanto dai sindacati.

L’accordo impegna i committenti a interrompere i rapporti di lavoro con quei produttori che si rifiutano di fare i controlli. Inoltre i lavoratori possono rifiutare di effettuare un lavoro pericoloso come previsto dalla convenzione Oil n. 155.

Anche il Parlamento europeo è intervenuto sul tema con una raccomandazione in cui esprime il proprio apprezzamento per il risultato raggiunto e accoglie con favore il fatto che le marche di abbigliamento per cui lavoravano i cinque stabilimenti presenti nell’edificio di Rana Plaza si siano pubblicamente impegnate a risarcire le famiglie delle vittime.

Curioso che anche in questo caso il Parlamento incoraggi tali marche a utilizzare le norme Oil e non quelle di diritto interno, per il calcolo dei risarcimenti e per garantire che essi siano concessi a tutti i lavoratori coinvolti.

Nel frattempo Scott Nova, dell’associazione statunitense Worker’s right consortium, ha calcolato che il costo per la messa in sicurezza degli stabilimenti è di 2,3 miliardi di euro.

Ti potrebbe interessare
Esteri / Violenza e diritti umani in Colombia: da Montecitorio il sostegno alla Comunità di Pace di San José de Apartadó
Esteri / Regno Unito, due cavalli corrono liberi nel centro di Londra: almeno una persona ferita
Esteri / Esclusivo – Viaggio nell’Europa rurale, dove l’estrema destra avanza sfruttando il senso di abbandono
Ti potrebbe interessare
Esteri / Violenza e diritti umani in Colombia: da Montecitorio il sostegno alla Comunità di Pace di San José de Apartadó
Esteri / Regno Unito, due cavalli corrono liberi nel centro di Londra: almeno una persona ferita
Esteri / Esclusivo – Viaggio nell’Europa rurale, dove l’estrema destra avanza sfruttando il senso di abbandono
Esteri / Gaza: oltre 34.260 morti dal 7 ottobre. Media: "Il direttore dello Shin Bet e il capo di Stato maggiore dell'Idf in Egitto per discutere dell'offensiva a Rafah". Hamas diffonde il video di un ostaggio. Continuano gli scambi di colpi tra Tel Aviv e Hezbollah al confine con il Libano. L'Ue chiede indagine indipendente sulle fosse comuni a Khan Younis. Biden firma la legge per fornire aiuti a Ucraina, Israele e Taiwan
Esteri / Gaza: oltre 34.180 morti. Hamas chiede un'escalation su tutti i fronti. Tel Aviv nega ogni coinvolgimento con le fosse comuni di Khan Younis. Libano, Idf: "Uccisi due comandanti di Hezbollah". Il gruppo lancia droni su due basi in Israele. Unrwa: "Impedito accesso ai convogli di cibo nel nord della Striscia"
Esteri / Gaza, caso Hind Rajab: “Uccisi anche i due paramedici inviati a salvarla”
Esteri / Suoni di donne e bambini che piangono e chiedono aiuto: ecco la nuova “tattica” di Israele per far uscire i palestinesi allo scoperto e colpirli con i droni
Esteri / Francia, colpi d'arma da fuoco contro il vincitore di "The Voice 2014": è ferito
Esteri / Gaza, al-Jazeera: "Recuperati 73 corpi da altre tre fosse comuni a Khan Younis". Oic denuncia "crimini contro l'umanità". Borrell: "Israele non attacchi Rafah: provocherebbe 1 milione di morti". Macron chiede a Netanyahu "un cessate il fuoco immediato e duraturo". Erdogan: "Evitare escalation". Usa: "Nessuna sanzione per unità Idf, solo divieto di ricevere aiuti"
Esteri / Raid di Israele su Rafah: ventidue morti tra i quali nove bambini