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I giganti del Senegal

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Il wrestling in Senegal è diventato più popolare del calcio e sempre più giovani abbandonano la scuola o il posto di lavoro per praticare questa discplina

Lo sport del wrestling, denominato Laamb, è incredibilmente diffuso in Senegal. Le competizioni richiamano numerosi spettatori e i combattenti rappresentano delle vere e proprie celebrità agli occhi del pubblico. I lottatori si sfidano in un corpo a corpo all’interno di un’arena dal terreno sabbioso, e vince il primo che riesce a mettere a terra l’avversario: qualsiasi strategia è lecita.

S&D

Negli ultimi decenni questa disciplina all’interno del Paese ha superato per popolarità lo sport del calcio e secondo quanto riporta la testata sportiva Sb Nation gli alti premi in denaro offerti ai vincitori, che ammontano a oltre 200mila euro, stanno incoraggiando un numero crescente di ragazzi ad abbandonare la scuola o il posto di lavoro per entrare in questo settore.

In Senegal, dove il 54 per cento delle persone vive al di sotto della soglia di povertà e il 70 per cento della popolazione di Dakar – la capitale – ha meno di 25 anni, queste somme rappresentano una concreta possibilità di riscatto sociale per i giovani del Paese.

Qui il wrestling è diventato un business alla fine del 1990, ma questo sport ha radici molto antiche: in origine infatti i lottatori combattevano con il solo scopo di incrementare il loro prestigio all’interno del villaggio in cui risiedevano. 

Quando negli anni Settanta in Senegal ebbe luogo un forte movimento di popolazione verso le città, queste lotte tradizionali si spostarono nei maggiori centri abitati del Paese: negli anni sono così nate settanta scuderie di questa disciplina.

Ancora oggi “quando una persona vince una scontro viene particolarmente acclamata nel quartiere”, ha dichiarato un giovane lottatore, Ousseynou Cissé, che ha iniziato a fare wrestling in quanto non poteva permettersi di continuare gli studi: “Il lato negativo? Quando perdo un combattimento i miei genitori e i miei vicini di casa vanno a dormire prima che io sia tornato, solo per non vedermi, e la mattina seguente nessuno mi parla”.

Inizialmente erano i padri che tramandavano ai figli gli insegnamenti e le tecniche per affrontare un corpo a corpo: l‘ex wrestler Meissa Diaw, che detiene il record nel Paese per titoli conquistati, si fece da parte all’età di 40 anni per far entrare nel settore della lotta suo figlio Diene, di 22 anni.

Fisicamente ben dotato e speranzoso nel successo, Diene ha abbandonato la scuola dopo soli quattro anni per entrare nel mondo del wrestling, in cui ha debuttato nel 2011: “Sapevo che avevo poche possibilità a scuola, così ho intrapreso la carriera del wrestler. Ero molto motivato grazie agli insegnamenti di mio padre e alle opportunità che offre questo sport” ha riferito Diene all’emittente Al Jazeera.

Le star senegalesi del wrestling sono considerate da alcune persone alla stregua di divinità religiosa, e non è raro trovare le loro icnografie posizionate al fianco di quelle dei leader islamici, riporta Sb Nation. Inoltre la cerchia dei sostenitori di un combattente rappresenta l’equivalente delle gang di quartiere e le risse tra tifoserie rivali sono comuni sia dentro che fuori gli stadi. 

“I soldi rimangono la ragione per cui il wrestling in Senegal è così importante”, precisa Cissé. I principali beneficiari di questo settore sarebbero però i marabout – un termine usato nell’ambiente del wrestling per indicare gli stregoni – a cui vengono offerte ingenti somme di denaro per preparare pozioni magiche o creare amuleti che assicurino la vittoria dei loro clienti lottatori. 

Prima di scendere in campo ogni wrestler incontra così il proprio marabout, che oltre a recitare alcuni versetti del Corano in suo onore, versa del latte sul suo corpo allo scopo di fagli ottenere la protezione divina.

(Il seguente cortometraggio prodotto dal quotidiano francese Le Figaro descrive quanto il wrestling sia parte integrante della cultura senegalese)


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