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Home » Esteri

Egitto, lo scenario dopo la morte di Morsi: “Non escludo attacchi terroristici”, parla un’attivista

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Egitto morte Morsi possibili attentati | Dopo la morte dell’ex presidente egiziano Mohamed Morsi avvenuta il 17 giugno 2019 durante un’udienza in tribunale, in Egitto si stanno registrando violenti scontri.

Il generale Al Sisi, che lo destituì e arrestò con un colpo di Stato nel luglio 2013 sta rafforzando le misure di sicurezza, ma l’Egitto è in fiamme.

L’ex capo di Stato, esponente dei Fratelli Musulmani, è deceduto all’età di 67 anni durante un’udienza in tribunale.

Morsi aveva ricoperto la carica di presidente dell’Egitto dopo aver vinto le elezioni tenutesi nel 2012, dopo le rivolte che un anno prima avevano sconvolto il Medio Oriente e portato al rovesciamento di diversi regimi autoritari dell’area.

La sua presidenza però ha avuto vita breve: dopo solo un anno, il 3 luglio 2013 Morsi è stato deposto da un colpo di Stato militare che ha portato al potere al-Sisi, al tempo ministro della Difesa.

“La sua morte è stata un’ingiustizia, Morsi non ha ricevuto le cure mediche cui aveva diritto, è triste questa notizia per me personalmente, ma non solo”.

Lo afferma Ahmed Said, chirurgo, attivista per i diritti umani e scrittore. Ahmed ha conosciuto la prigionia, le torture egiziane, la violenza e le ingiustizie del regime e si è battuto per essere un uomo libero. Ahmed è stato prigioniero in Egitto nello stesso periodo in cui veniva rapito e ucciso Giulio Regeni (qui la sua intervista sul caso).

“Ci sono molti giovani musulmani che sono dispiaciuti e arrabbiati per questa morte, altre voci però dicono che Morsi era un criminale, un dittatore ma sono la minoranza, almeno io ho sentito così”, afferma il dottor Said.

Il trattamento di Morsi in prigione non era certo dei più teneri – ammesso per assurdo che le prigioni egiziane siano mai state luoghi di espiazione delle colpe secondo i canoni del diritto umanitario – e già un comitato di avvocati per i diritti umani aveva denunciato le condizioni di salute dell’ex presidente aggravate dal trattamento penitenziario.

“È molto probabile che possa esserci un attacco, alcuni gruppi terroristici potrebbero organizzarne uno, anche aereo. Non escludo che un attacco possa consumarsi durante le proteste in piazza. Ci sono stati alcuni segnali che potrebbe succedere. Non è sicuro per le persone circolare in strada in questo momento. Anche se la repressione di Al Sisi è molto forte”, conclude Ahmed.

La Fratellanza musulmana ha invitato a manifestare in tutto il mondo davanti alle ambasciate egiziane e ha chiesto agli egiziani di partecipare in massa ai suoi funerali.

Allo stato attuale, l’ex presidente Morsi appare come un martire per i Fratelli Musulmani e il suo seguito, anche grazie alla durezza repressiva di Al Sisi, ha continuatato a considerarlo un eroe e a rimpiangerlo.

La sua morte, quindi, in un’aula di tribunale in cui era chiamato più che a difendersi a sopportare le numerose accuse tra cui quelle, ben gradite a Israele, di cospirazione con Hamas in Palestina ed Hesbollah in Libano, farà nuovamente scoppiare l’Egitto dove, né Morsi né tanto meno Al Sisi hanno mai rappresentato modelli di tolleranza e di democrazia impostata sulla tutela dei diritti umani.

L’emiro del Qatar, lo sceicco Tamim bin Hamad Al Thani, ha espresso le condoglianze alla famiglia dell’ex presidente egiziano Mohamed Mursi “e al popolo egiziano fraterno” in un tweet. Come la Turchia di Erdogan, il Qatar sostiene con forza la Fratellanza musulmana.

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