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Home » Esteri

L’attivista statunitense per i diritti dei disabili che è stata arrestata 131 volte

Immagine di copertina
Credit: Reuters

Come donna nera omosessuale Anita Cameron sta cambiando il volto della lotta per i diritti delle persone con disabilità, tradizionalmente appannaggio degli uomini bianchi

A giugno, fuori dagli uffici del senatore Mitch Connell, l’organizzazione statunitense per i diritti dei disabili Adapt ha organizzato una dimostrazione contro i tagli proposti da parte dei repubblicani al programma sanitario federale Medicaid. Decine di manifestanti hanno tenuto un sit-in, gettandosi a terra da sedie a rotelle e scooter e restando sul pavimento.

L’organizzazione l’ha definito un die-in, letteralmente un sit-in a corpo morto. Anita Cameron era tra i manifestanti arrestati quel giorno.

La Cameron, originaria di Chicago, si è unita al movimento nel 1986, all’età di 21 anni. La donna soffre di sclerosi multipla e di un’atassia cerebellare congenita, una condizione neuro-degenerativa che non le permette di muoversi se non su un piccolo scooter.

52 anni, la Cameron ha vissuto in Colorado, Illinois e California, prima di trasferirsi a New York e ha partecipato alle manifestazioni dell’associazione Adapt in ognuno dei trenta stati in cui è presente. La donna lavora part-time come direttrice di un’organizzazione per i diritti dei disabili chiamata Not Dead Yet, che combatte contro il suicidio assistito.

Negli ultimi 31 anni, Anita Cameron è stata arrestata 131 volte per aver manifestato a favore di questa causa, compreso l’arresto per la protesta nell’ufficio di McConnell.

Le foto della protesta hanno provocato alcune polemiche riguardo il comportamento della polizia ma la Cameron ha lanciato un messaggio a coloro che sono rimasti scioccati da quelle immagini.

“Concentratevi sul perché eravamo lì e non sul come siamo stati trattati dalla polizia”, ha detto la donna. “La gente guarda i disabili e pensa che siano persone impotenti o fragili e questo è quanto di più lontano dalla verità” ha aggiunto.

Più di 22 milioni di persone negli Stati Uniti, circa il 7 per cento della popolazione totale, presentano almeno una condizione di disabilità e almeno la metà di loro dipendono dal programma sanitario federale Medicaid.

Questo organismo paga per l’assistenza domestica, i dispositivi che permettono la mobilità delle persone e per tutte le altre forniture mediche.  Questi non sono privilegi ma strumenti che tengono letteralmente in vita i disabili e che consentono loro di essere indipendenti.

“Fintanto che Medicaid sarà minacciato, i manifestanti di Adapt non smetteranno di protestare”, ha detto la Cameron.

“Siamo persone normali che hanno aderito al movimento per combattere per i nostri diritti civili, i nostri diritti umani, il nostro diritto di vivere ed esistere e per avere libertà e vita proprio come tutti gli altri”, ha dichiarato la donna.

Senza i fondi e le forniture di Medicaid infatti, la Cameron avrebbe dovuto pagare 3,500 dollari al mese per le visite mediche e i farmaci, praticamente il doppio del suo stipendio mensile.

Come donna nera omosessuale inoltre Anita Cameron sta cambiando il volto della lotta per i diritti delle persone con disabilità, tradizionalmente appannaggio degli uomini bianchi.

“Questa battaglia è stata per anni un gioco per soli uomini bianchi disabili”, ha dichiarato Stephanie Woodward, organizzatrice delle manifestazioni di Adapt e direttrice del Centro per i diritti delle donne disabili, un’organizzazione senza scopo di lucro che insegna ai disabili come vivere in modo indipendente.

Gli attivisti come Anita Cameron invece stanno aprendo gli orizzonti del movimento. La donna infatti sostiene di aver cercato per anni, durante le riunioni organizzate dall’associazione, di non parlare di problemi razziali, di discriminazioni di genere o dei diritti degli omosessuali. “Il movimento avrebbe dovuto concentrarsi solo sull’essere disabili”, credeva la Cameron.

Ma presto la donna si rese conto che non poteva separare le sue identità di donna nera e omosessuale e quindi smise di provare. Ora infatti l’attivista cerca di portare i temi della discriminazione razziale e di genere all’interno del movimento. “Le persone di colore non ottengono vera giustizia”, sostiene la Cameron.

La lotta del movimento contro i tagli repubblicani a Medicaid ha assunto i contorni di una vera e propria caccia al senatore. Gli attivisti di ADAPT infatti hanno tentato di convincere i membri repubblicani del Senato a votare contro il progetto di legge chiamato Better Care Reconciliation, la riforma sanitaria al vaglio del Senato statunitense.

Il 7 luglio la Cameron si è quindi presentata a Columbus, capitale dello stato dell’Ohio, presso l’ufficio del senatore repubblicano Rob Portman per protestare contro la proposta di legge. Cameron era tra gli oltre dodici manifestanti di Adapt arrestati dalla polizia con l’accusa di aver bloccato le porte degli ascensori.

L’arresto può essere piuttosto scomodo per un disabile, non tutti i poliziotti infatti sono preparati al rispetto delle diversità delle persone ma gli attivisti di questo movimento sono consci dei rischi e sostengono valga la pena combattere per questa causa.

Anita Cameron infatti considera politicamente motivate le attuali minacce al programma Medicaid. “Vogliono sbarazzarsi della riforma sanitaria dell’ex presidente Obama ed eliminare qualsiasi eredità della precedente amministrazione”, ha dichiarato la donna. “Vogliono cancellare tutte le buone cose fatte”, ha aggiunto, ma ha anche detto di non sentirsi affatto sola in questa battaglia.

“Dalla protesta di giugno a Washington, gruppi di attivisti sono sbocciati come funghi in tutto il paese”, ha detto la Cameron. “Dobbiamo combattere non solo contro l’attuale proposta repubblicana, ma contro qualsiasi legislazione che tagli o limiti il programma Medicaid”, ha aggiunto l’attivista.

“Altrimenti la gente letteralmente morirà” ha concluso l’attivista.

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