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Home » Cultura

I bambini che leggono Harry Potter diventano persone migliori da adulti

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Secondo uno studio pubblicato da ricercatori italiani, l'identificazione col protagonista della saga rende più aperti verso la diversità e i gruppi marginalizzati

Uno studio da un team di ricercatori italiani, e pubblicato sul Journal of Applied Social Psychology, rivela come la lettura di Harry Potter possa essere estremamente formativa per i bambini.

Gli universi immaginifici tratteggiati da J.K.  Rowling, a quanto pare, non fungono soltanto da stimolo per la fantasia dei più piccoli, ma possono migliorare anche le loro attitudini nei confronti della diversità e dei gruppi emarginati nella società.

Ciò avviene in particolare quando si verifica un processo di identificazione tra il lettore e il protagonista della saga, il giovane mago inglese Harry Potter.

Un intreccio tra fantasia e realtà che emerge con chiarezza da questa ricerca, condotta su tre diversi tipi di lettori. Il primo consisteva di 34 studenti italiani di quinta elementare.

Ai bambini è stato chiesto di rispondere a domande inerenti al loro atteggiamento verso gli immigrati. Successivamente, sono stati divisi in gruppi che si focalizzavano su specifici passaggi dei libri di Harry Potter per un periodo di sei settimane.

I bambini appartenenti ai gruppi che si erano concentrati su sezioni che si occupano di pregiudizi hanno mostrato “atteggiamenti migliori nei confronti degli immigrati”, ma solo se hanno riferito di essersi identificati con il protagonista.

Per la seconda parte dello studio, i ricercatori hanno intervistato 117 ragazzi di licei italiani. Gli intervistati che hanno letto il maggior numero di libri di Harry Potter hanno mostrato un atteggiamento più aperto nei confronti degli omosessuali.

Infine, sono stati raccolti dati da 71 studenti universitari nel Regno Unito. Questa volta l’obiettivo era sapere come Harry Potter avrebbe influenzato le prospettive dei lettori sui rifugiati.

A differenza dei precedenti partecipanti, gli studenti universitari che si identificavano con Harry non risultavano più aperti nei confronti dei gruppi marginalizzati.

Probabilmente ciò si può spiegare con il fatto, a differenza dei bambini, ragazzi di 20-22 anni fanno più fatica ad identificarsi e ad entrare in simbiosi con il protagonista di un romanzo. Tuttavia, gli studenti che dichiaravano di essere più distaccati e meno identificati con Lord Voldemort avevano atteggiamenti maggiormente positivi verso i rifugiati.

Per un adulto, non è difficile trovare metafore assimilabili a politiche razziali nei libri di Harry Potter. Le parole che Voldemort e i Mangiamorte usano per descrivere maghi “purosangue” e “mezzosangue” non sono troppo lontane dalla terminologia usata dai nazisti.

Ma come suggerisce la ricerca, i giovani lettori non hanno bisogno di familiarizzare con i paralleli del mondo reale per cogliere il messaggio.

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