Icona app
Leggi TPI direttamente dalla nostra app: facile, veloce e senza pubblicità
Installa
Banner abbonamento
Cerca
Ultimo aggiornamento ore 21:30
Immagine autore
Gambino
Immagine autore
Telese
Immagine autore
Mentana
Immagine autore
Revelli
Immagine autore
Stille
Immagine autore
Urbinati
Immagine autore
Dimassi
Immagine autore
Cavalli
Immagine autore
Antonellis
Immagine autore
Serafini
Immagine autore
Bocca
Immagine autore
Sabelli Fioretti
Immagine autore
Di Battista
Immagine autore
Guida Bardi
Home » Ambiente

È stata trovata della plastica nella fossa delle Marianne

Immagine di copertina

L'inquietante ritrovamento è stato fatto dalla Japan Agency for Marine-Earth Science and Technology. Questa scoperta sconcertante mostra che nemmeno le aree degli oceani più profonde e inaccessibili sono immuni dall’inquinamento da plastica

Sono stati trovati dei rifiuti di plastica nella fossa delle Marianne, la più profonda depressione oceanica del mondo.

L’inquietante scoperta è stata fatta dalla Japan Agency for Marine-Earth Science and Technology (Jamstec), un’organizzazione con sede nella città giapponese di Yokosuka.

Il ritrovamento è avvenuto ad una profondità di circa 11mila metri sotto il livello del mare, nell’Oceano Pacifico.

I ricercatori hanno individuato uno dei 3mila pezzi di detriti risalenti addirittura a 30 anni fa.

Molti team internazionali stanno studiando i fondali oceanici per scoprire cosa nascondono, contribuendo ad aggiornare un database messo in piedi da Jamstec.

Il Centro dati oceanografico globale (Godac) dell’Agenzia giapponese ha lanciato il database per uso pubblico nel marzo 2017, all’interno del quale vengono archiviate fotografie e video di detriti raccolti dal 1983.

La ricerca, che è stata pubblicata sul portale Marine Policy, fornisce i dati relativi all’inquinamento marino sulla base delle informazioni provenienti dal database e mostra come le attività umane nel corso dei decenni abbiano danneggiato anche gli ecosistemi che si trovano nelle profondità marine.

“I dati mostrano che, oltre allo sfruttamento delle risorse e allo sviluppo industriale, l’influenza delle attività umane terrestri ha raggiunto le parti più profonde dell’oceano in aree a più di 1000 chilometri dalla terraferma” ha detto il team di ricercatori.

Una volta che si trova in mare aperto, la plastica può sopravvivere per migliaia di anni.

Questa scoperta sconcertante mostra che nemmeno le aree degli oceani più profonde e inaccessibili sono immuni dall’inquinamento da plastica.

Una prova di quanto le attività umane e lo scarso rispetto della gente per l’ambiente stia intaccando anche le zone più remote del pianeta.

Questo è il tweet di Greenpeace che da l’annuncio del ritrovamento dei rifiuti nella fossa delle Marianne:

Alcune foto della plastica trovata a 11mila chilometri di profondità nella fossa delle Marianne:

Ti potrebbe interessare
Ambiente / La classifica delle città italiane con il miglior clima: prima Bari, ultima Belluno
Ambiente / L’appello del WWF: un sì per la Nature Restoration Law
Ambiente / Come far decollare la decarbonizzazione: così il settore aeroportuale si sta rinnovando per ridurre le emissioni
Ti potrebbe interessare
Ambiente / La classifica delle città italiane con il miglior clima: prima Bari, ultima Belluno
Ambiente / L’appello del WWF: un sì per la Nature Restoration Law
Ambiente / Come far decollare la decarbonizzazione: così il settore aeroportuale si sta rinnovando per ridurre le emissioni
Ambiente / Mark Carney premiato a Firenze con il Renewed Humanism Award: “Accelerare la transizione energetica”
Ambiente / “Food for profit”: proiettato in Parlamento il docufilm sul lato oscuro dell’industria della carne
Ambiente / Clima, la causa del secolo contro lo Stato italiano finisce in un nulla di fatto: “Il tribunale decide di non decidere”
Ambiente / Amazzonia, scoperto il serpente più lungo del mondo | VIDEO
Ambiente / Yacht Club de Monaco: inaugurato un pontile per l’idrogeno verde
Ambiente / Smog, dati shock in Pianura Padana: Milano tra le città più inquinate al mondo
Ambiente / La causa del secolo: “Così combattiamo la lotta climatica in tribunale”