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Crisi di governo, Roberto Fico premier in un governo M5s-Pd: ecco l’ipotesi che declassa Di Maio

Immagine di copertina
Roberto Fico e Luigi Di Maio

Domani, 20 agosto, il voto alla mozione di sfiducia al presidente del Consiglio Giuseppe Conte

Crisi di governo: l’ipotesi Roberto Fico premier

Roberto Fico premier. L’ipotesi che l’attuale presidente della Camera possa diventare l’uomo simbolo del dopo-Conte è attualmente quella più quotata. Domani, 20 agosto, il presidente del Consiglio Giuseppe Conte affronterà l’aula di Palazzo Madama e la mozione di sfiducia che gli ex alleati della Lega hanno presentato per “farlo fuori” (qui tutti gli ultimi aggiornamenti in diretta sulla crisi di governo).

S&D

L’esito del voto aprirà la strada a numerosi e differenti scenari. Tra questi anche quello che vede Movimento 5 stelle e Partito democratico governare insieme, con un accordo che li metta insieme in un esecutivo che possa portare oltre la delicata sessione di bilancio. O fino alla fine della legislatura.  E in quest’ultimo caso Roberto Fico potrebbe essere l’uomo giusto.

Si è parlato a lungo, nel caso in cui Conte non dovesse ottenere la fiducia del Senato e il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, dovesse ripartire con delle difficili consultazioni, di una personalità non iscritta alle due forze politiche. Nel totonomi per Palazzo Chigi assieme all’ex presidente dell’Autorità Anticorruzione, Raffaele Cantone, circolano anche i nomi di Enrico Giovannini e Gianmaria Flick. Ma, considerando il recente gradimento del premier M5s, non è escluso che non si pensi a un Conte-bis.

O a un governo a guida Fico. Proprio all’inizio della legislatura, il presidente della Camera aveva ottenuto un mandato esplorativo da Mattarella ma il tentativo fu bruscamente stoppato proprio dall’ex segretario del Pd, Matteo Renzi. Che oggi invece gioca un ruolo molto diverso nell’assetto di governo che verrà.

Ovviamente, con Roberto Fico premier molti big del M5s ne uscirebbero ridimensionati, a cominciare proprio da Luigi Di Maio. Il ministro del Lavoro perderebbe l’incarico di vicepremier in favore di un vicepremier unico del Pd. Non è detto che l’attuale capo politico del Movimento 5 stelle possa approvare un “demansionamento”.

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