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Home » Politica

Crisi di governo e voto anticipato: Renzi sta meditando l’uscita dal PD

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Crisi di governo e voto anticipato: ma il Pd ha veramente interesse che cada il governo giallo-verde?

Se si aprisse una crisi di governo e si andasse al voto, come ne uscirebbe il Pd? Cosa vogliono veramente i dem? Il partito democratico ha paura del voto anticipato, o sfrutterà l’occasione per uscirne rafforzato? Sono le domande che si inseguono in queste ore di grande confusione.

A commentare a caldo queste ore concitate è Calenda. Una parte del Pd “non vuole che il governo cada”, ha detto l’ex ministro dello Sviluppo economico, in un’intervista a La Repubblica. Calenda accusa il Pd di essere diviso, e contesta la strategia adottata ieri, 7 agosto, dai Dem al Senato sulla Tav.

“Quello che è accaduto in aula sulla Tav è semplice. Abbiamo rinunciato a colpire il governo ancora più duramente, votando la nostra mozione e lavorando con le altre opposizioni per astenerci o uscire dall’aula in blocco su quella del Movimento 5Stelle”. Le ragioni “sono altrettanto semplici: una parte del Pd, maggioritario nei gruppi parlamentari, non vuole che il governo cada”.

Secondo Calenda “esistono due Pd ed è bene prenderne atto perché altrimenti non si riuscirà mai a fare un’opposizione efficace. C’è il Pd di Renzi che controlla la maggioranza dei gruppi parlamentari. E c’è il Pd di Zingaretti, Franceschini, Gentiloni eccetera che controlla la maggioranza degli organi di partito. I leader di questi due Pd non si incontrano e non si parlano mai”, dice Calenda.

L’ex ministro parla di litigi e veleno, ma ha in mente una soluzione: creare un organo collegiale di cui facciano parte Renzi, Gentiloni, Zingaretti. E si fa accenno, alla possibilità che Renzi esca dal Pd.

Calenda pensa le elezioni siano vicine e ritiene “sia il momento di dire basta. Noi Dem possiamo scegliere di estinguerci lentamente, di separarci consensualmente o decidere una volta per tutte di finirla con queste ipocrisie e iniziare a lavorare insieme. La prima non è un’opzione almeno per me. Abbiamo bisogno di una campagna nel Paese su punti qualificanti: istruzione, sanità e investimenti”.

La posizione di Renzi

Nella giornata di ieri Calenda e Renzi hanno avuto uno scambio accesso su Twitter: “Matteo, ti voglio bene e ti stimo tanto, ma non fare il paravento giocando con opinioni altrui. Votare sì alla mozione Pd su Tav e lavorare con altre opposizioni per uscita dall’aula o astensione avrebbe portato a una crisi ancora più profonda del governo non della Tav. Suvvia”. ha detto Carlo Calenda replicando a Renzi.

“Oggi abbiamo votato a favore della Tav. Noi pensiamo al Paese e dunque siamo per il Sì. Divertente la strategia di alcuni statisti nostrani, a cominciare da Di Battista e qualche dem: ‘Pd doveva votare contro la Tav, così Salvini si sarebbe arrabbiato’. Facciamo una cosa…I 5S vogliono davvero la crisi? Che votino la mozione di sfiducia a Salvini del 12/9: dai rubli ai 49milioni, le ragioni non mancano. Vogliono mandare a casa il Governo? Facciamolo sui soldi alla Lega, non sulla #Tav. I 5S avranno coraggio o resteranno abbarbicati alla poltrona?”, aveva scritto Renzi.
Matteo Renzi intanto pensa che stia per nascere una nuova forza di centro, o forse anche più di una. Ma lui sarà solo un osservatore. È quanto dice al quotidiano la Stampa.

“Il problema casomai è se ne riesce a nascere davvero una seria, fatta bene”, si chiede l’ex premier. E sull’eventualità di una crisi di governo, Renzi commenta: “Se Salvini apre la crisi è perché ha finito i soldi. La sua macchina della comunicazione ne ha bisogno di continuo. Se Salvini non rompe subito non si voterà prima del maggio 2020. Ma potrebbe restare anche tutto com’è, perché lui ama le campagne elettorali e vuole farsi a inizio anno quella dell’Emilia Romagna e della Calabria”. E c’è chi è pronto a giurare che Renzi a settembre lasci il partito.

“Dal punto di vista dell’ex premier ed ex segretario dem Matteo Renzi la misura è colma e lo spazio di convivenza dentro quella che gli appare sempre più una bad company, ossia il Pd, si è notevolmente ristretto. Tanto che sta meditando seriamente l’uscita dal partito in tempi molto ravvicinati, forse già a settembre”, scrive il Sole 24 ore.

“Gli zingarettiani, attraverso Zanda, mi insultano persino nel giorno della Tav. Se lascerò il Pd sarà perché nei fatti mi buttano fuori. Forse vale davvero la pena di prendere atto che non c’è più soluzione”, ha detto Renzi, che si sente costantemente sotto attacco.

Sono sempre più grandi le differenze di opinione con il partito e con la linea di Zingaretti, a cui critica soprattutto la strategia di dialogare con l’elettorato Cinque Stelle per recuperare voti.

Se l’ipotesi di un’uscita solitaria dal Pd (e dal gruppo dem al Senato) è abbastanza plausibile, sembra ancora presto invece per parlare di un nuovo progetto politico dell’ex segretario. Ma le opzioni sono tutte aperte, e l’incognita del voto anticipato potrebbe far prendere decisioni inaspettate.

Se si andasse al voto anticipato, secondo gli ultimi sondaggi il Partito democratico migliorerebbe la situazione rispetto ai disastrosi dati delle politiche 2018. Ma per un partito così diviso e senza una leadership ancora affermata, una campagna elettorale anticipata e un voto già in autunno potrebbero in realtà rivelarsi dannosi.

La posizione di Zingaretti

Non è chiaro però se il Pd abbia veramente intenzione di mandare a casa il governo, nonostante le parole del segretario Nicola Zingaretti di poche ore fa.

“La seduta del Senato ha dimostrato in maniera assolutamente evidente che il Governo non ha più una maggioranza. Il presidente Conte si rechi immediatamente al Quirinale dal Presidente Mattarella per riferire della situazione di crisi che si è creata. L’Italia ha bisogno di lavoro, sviluppo, investimenti e ha bisogno di un governo che si dedichi a questo e non ai giochi estivi di Salvini e Di Maio contro gli italiani”.

Poche ore prima Zingaretti aveva annunciato una grande manifestazione nazionale.

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