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Home » Esteri

Libia, la denuncia dell’Unhcr: “A Tripoli 120mila sfollati a causa della guerra”

Immagine di copertina
Credit: Afp

In Libia il conflitto ha causato almeno 120mila sfollati a Tripoli

La guerra in Libia aggrava il bilancio degli sfollati. L’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati ha rivelato che, dall’inizio degli scontri nella capitale Tripoli, risultano almeno 120mila sfollati. A cento giorni dall’inizio del conflitto, hanno perso la via almeno mille persone, tra cui centinaia di civili.

S&D

I numeri, secondo l’Unhcr, non hanno smesso di aumentare da quando, lo scorso mese di aprile, l’Esercito nazionale libico guidato dal maresciallo Khalifa Haftar ha annunciato l’inizio di un’offensiva contro la capitale, sede del governo riconosciuto dalle Nazioni Unite guidato da Fayez al-Serraj. Dopo una rapida avanzata iniziale, le forze della Libia orientale, sostenute da Haftar oltre che dall’Egitto e dagli Emirati Arabi Uniti, sono bloccate in combattimenti in stallo a sud di Tripoli.

Il conflitto ha spinto “oltre 120mila libici ad abbandonare le proprie case e a cercare rifugio dentro e intorno alla capitale”, si legge nella nota pubblicata oggi, giovedì 18 luglio, dall’Unhcr.

“Nel quartiere Al-Sabri Al-Sharqi, nella città vecchia di Bengasi, la guerra ha lasciato un paesaggio di dimensioni impressionanti. Interi quartieri sono stati rasi al suolo, gli edifici sono crollati e le montagne di macerie sono usate come parchi giochi improvvisati per bambini e talvolta come rifugio per le famiglie senza mezzi di sostentamento”.

L’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni ha sottolineato che almeno il 20 percento degli oltre 600mila migranti presenti in Libia sia trova ora nella capitale. Lo scorso 3 luglio un raid aereo condotto contro il centro di detenzione di Tajoura, a Tripoli, ha causato la morte 53 persone e ne ha ferite 130.

Le organizzazioni umanitarie attualmente operanti nel paese hanno denunciato le condizioni cui sono costretti i migranti chiusi nei centri di detenzione. In una sua recente inchiesta, l’Associated Press ha intervistato alcune persone in un centro di detenzione a Sabha, 650 chilometri a sud della capitale, che hanno affermato di vivere in condizioni poco igieniche e di rimanere spesso senza cibo.

Ahmed Saleh Ibrahim, un ragazzo di diciannove anni arrivato in Libia con i trafficanti e detenuto da quattro mesi, ha detto che le persone detenute chiedono in primo luogo “articoli per l’igiene e cibo. C’è poco cibo e di notte ci sono molte zanzare. Il centro è sporco e anche i bagni lo sono”. Secondo il vicedirettore della struttura, mancano anche le ambulanze.

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