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Home » Cronaca

Salvini dice di avere le prove di legami tra Ong e scafisti. Vero o falso che sia, il ministro sbaglia: ecco perché

Scafisti e Ong | Salvini sbaglia: ecco perché

Durante un’intervista concessa a Quarta Repubblica, il ministro dell’Interno Matteo Salvini avrebbe svelato in diretta televisiva elementi di indagine che dovrebbero essere coperti da segreto istruttorio, essendo la presunta inchiesta ancora in via di sviluppo. O meglio, questo nella migliore delle ipotesi. Nella peggiore delle ipotesi Salvini avrebbe nuovamente rilanciato un’accusa priva di prove e fondamento. Il tema è sempre lo stesso, ormai vero e proprio cavallo di battaglia della propaganda leghista: la collusione tra Ong e trafficanti di esseri umani. Nonostante questo legame sia stato smentito dalla stessa procura che due anni fa iniziò a indagare sulla questione, le accuse sono dure a morire e vengono ciclicamente rilanciate da politici e anche giornalisti.

“Le posso dire, senza svelare segreti istruttori e rispettando l’azione della magistratura, che la magistratura ha in mano alcuni elementi precisi, elementi concreti. Qualcuno dalla Libia telefonava: ‘Ragazzi, siamo in Libia, stiamo per partire’. Non sto svelando il segreto di Fatima. La magistratura ha in mano degli elementi, non mi faccia dire altro”, ha testualmente detto il ministro dell’Interno. In sostanza, secondo Salvini, una qualche procura italiana starebbe indagando sul legame tra Ong e scafisti.

Ipotesi plausibile, per carità, in passato sono già state imbastite inchieste simili. I casi però sono due: se l’intercettazione a cui si riferisce il capo del Viminale è relativa ad altre inchieste già archiviate, avrebbe rilanciato la solita bufala dura a morire. Se, invece, le indagini sono ancora in corso non è possibile che Salvini possa svelare in diretta televisiva elementi d’inchiesta – con tanto di riassunto della chiamata agli atti – che sono coperti da quel segreto istruttorio che lui sostiene di non aver violato.

Scafisti e Ong | Salvini sbaglia: i precedenti

Non sarebbe comunque la prima volta per il capo del Viminale. Già in passato, per ben due volte, Matteo Salvini ha rischiato di compromettere operazioni di polizia diffondendone i particolari in anticipo attraverso i suoi canali social. È accaduto nel giugno del 2019, per esempio. “Beccati undici pregiudicati stranieri, quasi tutti irregolari, per tentato omicidio, spaccio, detenzione e porto abusivo d’armi. Scatenavano la guerra per il controllo della droga a Varedo”, twittò Salvini causando la piccata replica della procura di Monza, che dovette chiarire che l’operazione era ancora in corso e che “l’anticipata divulgazione della notizia espone a rischio il buon esito della stessa”.

Accadde anche nel 2018. “Non solo, anche a Torino altri 15 mafiosi nigeriani sono stati fermati dalla Polizia, che poi ha ammanettato 8 spacciatori (titolari di permesso di soggiorno per motivi umanitari e clandestini) a Bolzano”, twittò il ministro dell’Interno nella mattinata del 4 dicembre 2018. Anche in questo caso, l’operazione di polizia era tutt’altro che conclusa e la fuga di notizie attraverso i social rischiò di comprometterla. “Ci si augura che, per il futuro, il ministro dell’Interno eviti comunicazioni simili a quella sopra richiamata o voglia quanto meno informarsi sulla relativa tempistica al fine di evitare rischi di danni alle indagini in corso, così rispettando le prerogative dei titolari dell’azione penale in ordine alla diffusione delle relative notizie”, replicò duramente il procuratore Spataro a Salvini. 

Insomma, quello di svelare elementi d’indagine e di operazioni di polizia che non andrebbero rivelati è un vecchio vizio di Matteo Salvini. Il suo ruolo ovviamente gli impone di entrare a contatto con informative secretate, informative che non dovrebbe divulgare ai quattro venti, ma i tweet di propaganda sono più importanti per lui, il rispetto delle tempistiche e delle formalità istituzionali e democratiche possono andare a farsi friggere. La rivelazione delle presunte intercettazioni tra Ong e scafisti potrebbe rientrare in questo caso, ma non è detto.

Scafisti e Ong | Salvini e il “teorema Zuccaro”

Nell’estate del 2017, per esempio, molto si discusse del cosiddetto “teorema Zuccaro”, dal nome del procuratore di Catania che teorizzò e indagò sulla presunta collusione tra scafisti e Ong e sui presunti finanziamenti illeciti percepiti dalle organizzazioni non governative. L’inchiesta è stata archiviata per richiesta della stessa procura. Altre procure hanno indagato sullo stesso tipo di reato, ma sono state tutte archiviate per mancanza di riscontri.

Delle due, l’una: o Salvini, per l’ennesima volta, ha rivelato elementi d’indagine coperti da segreto istruttorio, oppure per l’ennesima volta ha rilanciato quella che di fatto è una conclamata bufala smentita da più procure. In ogni caso Salvini, per l’ennesima volta, ha dato prova di essere assolutamente inadatto a ricoprire un ruolo così sensibile come quello del capo del Viminale, di non aver affatto imparato dagli errori del passato e di non aver compreso che un ministro dell’Interno dovrebbe pesare giudizi e accuse. Ma l’intento di imparare probabilmente non c’è affatto, ormai è chiaro che la politica della Lega si regge solo ed esclusivamente sulla propaganda e molto poco sugli atti pratici, senza queste bordate da social network la bolla di consensi si scioglierebbe come neve al sole in un giro di valzer.

 

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