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Home » News

“I poveri non sono in vendita”: parla a TPI il prete sotto minaccia che aiuta i poveri a un passo dal Senato

I tavoli apparecchiati negli androni del colonnato, i fedeli che escono dalla messa e salutano i commensali, un clima di festa quotidiana, la normalità e la dignità restituite, almeno per qualche ora, a meno fortunati.

Questa è l’opera di Don Pietro Sigurani che ha trasformato la Basilica di Sant’Eustachio a Roma, a due passi dai grandi palazzi della politica come il Senato e la Camera dei deputati, in un luogo sì di preghiera, ma anche di accoglienza.

“Ho rimesso a posto sotto solo con la carità, 320.000 euro, solo con la carità. Più tutto quello che serve per dare da mangiare ai poveri, 150 persone che gravitano qui. Vestiti, cibo, tutto con la carità. Mica la carità si spaventa per 300mila euro di luce?”.

Abbiamo incontrato Don Pietro Sigurati proprio all’interno della Basilica. Don Pietro ha mostrato a TPI il frutto della carità e ha spiegato come oggi la Chiesa riesce ad aiutare il prossimo senza aiuti da parte del governo.

Don Pietro ha detto la sua anche sul recente episodio che ha visto coinvolto l’elemosiniere del papa, il cardinale Konrad Krajewski. Balzato alle cronache in queste ultime ore per aver riattivato la luce in un palazzo occupato dal 2013 a Roma nel quartiere Esquilino.

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Si tratta di una palazzina in via Santa Croce in Gerusalemme, Spin Time, dove abitano 450 persone: dal 6 maggio la società fornitrice di energia elettrica Hera ha staccato la corrente per via delle bollette non pagate (il conto ammonta a 300mila euro).

Krajewski si è introdotto nella centralina elettrica e ha ripristinato la corrente staccata per morosità. Dopo il suo intervento, anche il ministro dell’Interno Matteo Salvini ha espresso il suo disaccordo: “Che paghi anche le bollette in mora”, ha asserito il vicepremier.

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“È gente che non sa neanche che cosa vuol dire “l’altro”. Cosa vuol dire essere cristiano. Cosa vuol dire dignità umana.L’amore è fondamentalmente gratuità. L’amore non si compra, l’amore non si vende. La povertà o si serve o si sfrutta. La prima cosa di cui hanno bisogno i poveri è la dignità. La dignità gliela dai solo donando loro il tuo tempo. Perché possano parlare, dire quello che hanno dentro. Senza chiedere mai” ha commentato Don Pietro.

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La Basilica è diventata il punto di ritrovo per tutti i bisognosi che gravitano nel cuore del centro storico e a stretto contatto con il Parlamento che, purtroppo, finora non è mai riuscito, con interventi legislativi ad hoc, a debellare lo scandalo della miseria.

Don Pietro è stato recentemente minacciato per il suo lavoro. Sull’altare è stato lasciato un foglio con su scritto: “la Chiesa è la casa del Signore, non dei poveri” e secondo il quale Don Pietro “pagherà davanti a Dio dei sacrilegi che compie”.

“Alcune di queste minacce sono all’interno della Chiesa stessa perché il devozionalismo sta prendendo il posto della fede. La chiesa è il luogo dove abita il Signore, dicono, quindi non posso starci i poveri. Questo è devozionalismo no? La fede dice che il Signore abita nel cuore di ogni persona e il posto privilegiato del Signore è la vita dei poveri”, ha spiegato Don Pietro.

Sulle ultime vicende di Torre Maura e Casal Bruciato, e sul clima di odio diffuso che si respira in Italia, Don Pietro ha detto: “Manca uno stato sociale serio, andiamo avanti con le tangenti, con le mazzette, con le conoscenze. Non c’è uno stato sociale serio”.

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